martedì 19 gennaio 2016

Mario Calabresi e le tavole della legge.

Speciale vita di redazione del 19-01-2016

Reportage della presentazione del piano editoriale di Mario Calabresi per Repubblica.

Così comincia la democrazia dopo la teocrazia. 


“Far comprendere le cose, unire i puntini per vedere l'immagine”. Il Nuevo Diretùr Mario Calabresi non poteva essere più efficace nella metafora per raggiungere lo scopo della sua direzione, durante la presentazione in streaming del piano editoriale.

Esiste una diffidenza verso i giornalisti e allora va ricostruita la fiducia attraverso alcuni passaggi ineludibili. Trasparenza, credibilità, dichiarazione delle fonti, datazione dei luoghi da cui si scrive e se non si è nel posto indicare dove ci si trova, perché il valore è esserci e testimoniare, aggiungendo valore quando si raggiungeranno zone a rischio.

Non essere arroganti, è tragico se negli articoli c'è sciatteria. Puntuali, precisi e capacità di correggersi pubblicamente e con serenità.
Il linguaggio, poi, dev'essere chiaro e non per iniziati, aggiungendo la competenza per riconquistare la fiducia e, dopo aver completato quella pista cifrata, spiegare la complessità, fornire spiegazioni e riuscire a far capire i contesti in cui si svolge una situazione.

E poi, assieme alla denuncia vanno aggiunte le soluzioni, i modelli alternativi, la ricerca di esempi virtuosi andando in giro per il Paese che è fatto di persone che ci provano, che costruiscono, che lo fanno funzionare questo Paese (molto renziano questo afflato, ma pazienza).

Il giornalismo, versione Calabresi, è una sfida continua, la capacità di saper coltivare anche dubbi, controllo e ricontrollo delle notizie, mettersi in discussione, perché le cose non sono come appaiono inizialmente.

E queste sono le risposte alla crisi di fiducia.

Poi, prosegue il ND, ci sono le risposte ai cambi tecnologici. Intanto la stagione del gigantismo è finita. Dopo la strage di Charlie Hedbo in Inghilterra e Germania i giornali dedicarono quattro pagine all'avvenimento, in Francia sei, in Spagna otto e in Italia diciotto. C'è qualcosa che non funziona, osserva MC. Come si leggono 18 pagine? Una persona normale non può leggerle e quelle pagine non potranno essere di qualità. Allora si può e si deve scegliere (da 18 a 9), cioè le pagine che sono indispensabili per capire. Con articoli non tutti di 100 righe, ma anche di 20 o 40. Il riferimento è alla Repubblica nata 40 anni fa, quando Barbara Spinelli condensava il suo pezzo in 50 righe.

Oggi il giornale non è solo carta. In qualche modo la rivelazione è arrivata dal dentista che non ha riviste nella sala di aspetto, perché nessuno le leggeva. Infatti il cellophane che le avvolgeva restava intatto. Guardano tutti il telefono. E così, mentre in redazione, si sperperano – in qualche modo – energie infinite per produrre il giornale di carta, queste stesse energie vanno incanalate. C'è un vulcano a Largo Fochetti, ma viene usato solo per scaldare la caffettiera, mentre Repubblica è sì articoli, ma anche home, app, è tutto insieme e quindi non ha senso avere redazioni distinte, meglio un prodotto unico con declinazioni diverse. E portare la capacità di analisi anche nel digitale. Perché sul sito va la notizia in tempo reale che diventa poi luogo di dibattito italiano che detta l'agenda del giorno.

Collegare, poi, le antenne presenti sul territorio riattivando i canali con le redazioni locali, perché le cose salgono dai territori e tutto lo sforzo in tempo reale, le analisi per il giorno dopo.
E cambierà anche l'organizzazione del lavoro con la “battaglia” del mattino più rilevante della “battaglia” della sera. Così in tutte le redazioni una presenza alle 7 così alle 15 si è liberi. Nell'arco di tempo dalle 7 alle 9 si registra il maggior numero di lettori, dunque diventa anche la partita del digitale. Perciò un vice e un caporedattore alle 7 e la prima riunione di redazione alle 8 per impostare il lavoro e decidere chi inviare sui posti. Alle 11 la riunione verrà aperta da un vice e non ripeterà i rituali canonici, ma si illustrerà ciò che stiamo facendo, come siamo disposti, cosa sta succedendo. I capi dei settori racconteranno cosa stano facendo oggi e cosa si racconterà domani. Guardare avanti, perché volgersi all'indietro è abitudine solo italiana. Alla fine della giornata il confronto sulle occasioni mancate per un bilancio.

E, ancora, sperimentare, provare, chiudere ciò che non va e cambiare.
Andare poi dove ci sono i lettori, senza sprecare energie su qualcosa che non funziona e, dunque, un desk per il mobile, per gli smartphone, una persona per i social cioè Facebook, Twitter, Google. L'accostamento del giornale con il ristorante spiega meglio di ogni altra cosa quali siano stati i cambiamenti. Al ristorante dove si cucina, come in redazione si “cucinano” i pezzi, si sono adeguati al mutamento sociale andando dove c'è la gente, visto che non si va più al ristorante come una volta. E dunque aprendo negozi nei mall, negli aeroporti. E così sui social dove ci sono i lettori, con l'obiettivo di diventare l'interlocutore forte di Facebook e Google, perché esiste uno spazio di crescita a Repubblica per assumere questo ruolo. E questo flusso di notizie deve allargarsi con forme e linguaggi nuovi. Sarà necessaria la fatica di fare le cose per bene, avendo la capacità di tempi e progetti lunghi. Repubblica dovrà diventare un giornale meno dipendente dal direttore, con maggiori deleghe e più responsabilità nei settori che dovranno decidere. Poi il giorno dopo se ne parlerà. Il direttore sarà un coordinatore. Ognuno, infatti ha il dovere di fare proposte e tutti sono responsabilizzati.

Però e qui il tono di MC diventa autorevole. Intolleranza per le cordate, perché il giornale è un lavoro collettivo dove non ci sono né amici né nemici. Intolleranza anche per le fronde, per coloro che remeranno contro. In questo caso – aggiunge – farò il Direttore, farò come Ezio Mauro.
E a proposito di intolleranze, esplicita quelle verso la sciatteria, i troppi refusi. I pezzi vanno letti e riletti, anche per farsi venire dubbi. “E che la forza sia con noi” conclude il ND.

Nelle risposte ai lettori viene confermata l'idea di dar vita ad un settimanale culturale, perché comunque verrà dato più spazio a cultura, musica, spettacoli. E l'assunzione di più donne, perché come osservato, nel Cdr mancano figure femminili. Quanto all'archivio digitale reso disponibile, come per “La Stampa”, saranno rilevanti i tempi tecnici necessari. Oltre all'adozione di un codice di linguaggio uniforme: la sindaca oppure la sindaco oppure il sindaco. Usare parole nel modo corretto, perché poi alla fine “la fatica ci salverà”.

Visto si stampi (forse per l'ultima volta).
Frank

Sotto alcuni momenti della presentazione.








Nessun commento: