un grazie grande come una casa al Diretur, augurandomi che continui a scrivere (anzi, che lo faccia più spesso rispetto agli anni di direzione) sulla nostra; mi sbilancio su Calabresi, in base a quanto ha fatto alla Stampa, penso sia una buona scelta per dare a Repubblica uno slancio che lo riporti a "mordere" le notizie (come è successo in questi giorni di Parigi) lasciando in second'ordine il "caciucco" e attualizzando il "nuovo inizio" del giornale, come promesso (e non sempre mantenuto) a partire dal marzo 2014. Comunque, grazie Ezio, buon lavoro Mario
Non è una cattiva notizia, perché Mario Calabresi è un direttore innovativo. Ma immagino anche che significhi la fine della collaborazione con Adriano Sofri, e questo mi dispiace.
Vedremo come si comporterà Calabresi, lo conosco poco. Magari è la volta buona per dare una sforbiciata alle inutili 15 pagine di politica nazionale in apertura condite da miliardi di 'retroscena'. Per Sofri non mi strappo i capelli. Facendo la media, su dieci articoli, due riflessioni brillanti e ben scritte ed otto malmostoni di cui si capisce poco.
Penso che l'uscita di scena di Ezio Mauro sia un fatto dovuto, e sia la chiara sconfitta di una linea editoriale. E' cioè la conseguenza del fatto che Mauro non ha saputo comprendere Renzi e al suo Governo. Mauro ha fatto, di Repubblica, il giornale più strenuamente oppositore di Renzi, un vero e proprio bollettino "dei combattenti e reduci" della linea filo-bersaniana, con un approccio antiquato e conservatore solo interessato a vellicare la pancia di una (ex) intellighenzia di sinistra PCI-PDS-DS che ha il solo merito di comprare ancora i giornali di carta. Ha, di fatto, condotto Repubblica ad occupare completamente il posto editorial/commerciale che L'Unità ebbe (mutatis mutandis) per il PCI. Ed è uscito a pezzi. Non ne serberemo rimpianti.
6 commenti:
L'ufficialità arriva anche in conclusione del Tg3.
Salutiamo con molto affetto il Diretùr.
un grazie grande come una casa al Diretur, augurandomi che continui a scrivere (anzi, che lo faccia più spesso rispetto agli anni di direzione) sulla nostra; mi sbilancio su Calabresi, in base a quanto ha fatto alla Stampa, penso sia una buona scelta per dare a Repubblica uno slancio che lo riporti a "mordere" le notizie (come è successo in questi giorni di Parigi) lasciando in second'ordine il "caciucco" e attualizzando il "nuovo inizio" del giornale, come promesso (e non sempre mantenuto) a partire dal marzo 2014.
Comunque, grazie Ezio, buon lavoro Mario
Non è una cattiva notizia, perché Mario Calabresi è un direttore innovativo.
Ma immagino anche che significhi la fine della collaborazione con Adriano Sofri, e questo mi dispiace.
E infatti:
http://www.huffingtonpost.it/2015/11/25/sofri-ezio-mauro-repubblica_n_8648250.html
Vedremo come si comporterà Calabresi, lo conosco poco. Magari è la volta buona per dare una sforbiciata alle inutili 15 pagine di politica nazionale in apertura condite da miliardi di 'retroscena'. Per Sofri non mi strappo i capelli. Facendo la media, su dieci articoli, due riflessioni brillanti e ben scritte ed otto malmostoni di cui si capisce poco.
Penso che l'uscita di scena di Ezio Mauro sia un fatto dovuto, e sia la chiara sconfitta di una linea editoriale. E' cioè la conseguenza del fatto che Mauro non ha saputo comprendere Renzi e al suo Governo. Mauro ha fatto, di Repubblica, il giornale più strenuamente oppositore di Renzi, un vero e proprio bollettino "dei combattenti e reduci" della linea filo-bersaniana, con un approccio antiquato e conservatore solo interessato a vellicare la pancia di una (ex) intellighenzia di sinistra PCI-PDS-DS che ha il solo merito di comprare ancora i giornali di carta. Ha, di fatto, condotto Repubblica ad occupare completamente il posto editorial/commerciale che L'Unità ebbe (mutatis mutandis) per il PCI.
Ed è uscito a pezzi. Non ne serberemo rimpianti.
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