lunedì 29 dicembre 2014

Perché difendo Repubblica sul tweet-sciacallo e perché la accuso di non saper fare giornalismo sulla rete.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,
non sono d'accordo sui commenti negativi relativi al presunto tweet-sciacallo di ieri di repubblica.it. 
E linciatemi pure.

L'informazione cambia radicalmente. I social network diventano mezzi di informazione di primissima battuta, lo illustra il fatto che nelle zone ad alta repressione viene applicata una censura selettiva quando non vengono del tutto resi inutilizzabili. Ed è informazione vera, scritta in tempo reale da chi sta assistendo in prima persona agli avvenimenti.

La vera povertà di Repubblica non sta nell'avere puntato tutto sulle informazioni di prima mano, ma di avere mostrato a tutti di non essere in grado di analizzare post, status e tweet. Peggio, oltre a non avere risorse valide in casa, ha anche mostrato di non volere mettere mani al portafoglio per assoldare chi è capace di fare queste analisi.

E' per questo che, secondo me almeno, Repubblica fa una figuraccia.

Lo sciacallaggio è tutt'altra cosa. E' suonare al citofono di chi ha appena subito un lutto, avvalendosi della solfa del dovere di cronaca (lo stesso dovere che viene messo in forse dai giornalisti stessi quando chiedono - e non ottengono - un adeguamento salariale).

Insomma, Repubblica non ha capito come si fa giornalismo usando il web. Questa è la cosa grave. Il resto è noia. 



Il dibattito è riaperto


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