domenica 2 novembre 2014

Stefano Cucchi, un grande giorno per la medicina.

Non è vero che la giornata dell'assoluzione dei macellai in divisa responsabili della morte di Stefano Cucchi è stata inutile. Oltre alla solita geremiade di cazzate su una sentenza le cui motivazioni devono ancora uscire, vi sono state due grosse novità: la prima è l'indegno sciacallaggio da parte dei pseudosindacati della polizia, gli stessi della standing ovation agli assassini di Federico Aldovrandi (a proposito, siamo già pronti per la prossima) e della manifestazione sotto il luogo di lavoro della madre, la seconda è che ora ci sono grosse novità nella medicina, nel ramo fisiopatologia e nel ramo traumatologia. 

Se prima pensavamo che la disidratazione fosse un processo patologico conseguente ad un bilancio idrico nel corpo negativo, con nefasti effetti su tutti gli organi, cuore, cervello e reni in primis, oggi sappiamo grazie al SAP e al COISP, che provoca anche ematomi spontanei soprattutto a livello cranico e altrettanto spontanee fratture delle vertebre.

Non male anche l'altro ramo, quello traumatologico. Sempre secondo i luminari in divisa, infatti lo stato di disidratazione porta a "sbattersi la testa contro le sbarre da solo", e provoca anche "lesioni ed ecchimosi alle gambe, frattura della mascella, ecchimosi all’addome, emorragia alla vescica, emorragia al torace, due fratture alla colonna vertebrale".

Brava la cara Concita De Gregorio nel suo editoriale del giorno 1 novembre. Ha centrato il punto. Non è successo nulla, è stato tutto spontaneo. Anzi, come hanno scritto i ragazzi di spinoza.it "Il cardine della sentenza Cucchi è l’insufficienza di prove. A ucciderlo fu l’improvvisazione E che questo sia da monito non per mafiosi, criminali di ogni risma e violenti. No, che tutto questo serva da lezione per i lavoratori che protestano contro il governo. I prossimi potrebbero essere loro, grazie alle grandi doti da statista del nostro Ministro dell'Interno e al suo diretto superiore, il premier ggiovane 2.0.

Scusate i toni ma proprio non ce l'ho fatta. Volevo scrivere una cosa satirica ed ironica. Ma citando Leonardo Sciascia nella sua post fazione al romanzo "Il Contesto" "ho cominciato a scriverla – questa parodia – con divertimento, e l'ho finita che non mi divertivo più”.

ElleElle

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