mercoledì 20 agosto 2014

Buongiorno, Gramellini. E soprattutto sveglia.

Riportiamo integralmente un post apparso su Blogorrea, l'interessante blog dell'amico Gabriele (che dopo qualche mese di stand-by ha ripreso le pubblicazioni) che parla di una cosa che riguarda da vicino Repubblica:

Che vita Grame

Tra le poche soddisfazioni che un italiano può avere nella vita c’è, la mattina, il Buongiorno di Massimo Gramellini sulla Stampa. che mi pare un po’ l’attualizzazione della preghiera della mattina dell’uomo moderno, come Hegel definiva la lettura dei giornali. Una riflessione a volte retorica, ma un minimo di retorica, se è un minimo, ci sta, più spesso ironica, sconsolata, lucida, sull’Italia e sul mondo. Un breviario sui tempi che corrono. Quello di oggi è molto divertente. Eccolo.


Bello, vero? Solo che qualcosa, leggendolo, mi ronzava in testa. E non era il canto degli uccellini. Poi l’illuminazione. Per fortuna non avevo ancora buttato via i quotidiani dei giorni scorsi? E il 12 agosto la pagina delle lettere di Repubblica si apriva con questa lettera.



Non sarà colpa di Gramellini (immagino che la gentil signora abbia spedito la stessa lettera anche alla Stampa come fanno molti grafomani, e immagino che lui fosse in ferie, nei giorni scorsi), però è una discreta figuraccia. Soprattutto per l’attacco: la “amica della cui affidabilità non ha motivo di dubitare” è una che non ha avuto il cuore di firmarsi dopo una roboante denuncia sociale come questa, e chissà se la storia è vera, a questo punto. Ma è anche la conferma di una vecchia massima di un direttore del Corriere di mezzo secolo fa noto per il suo cinismo sulla professione: “nulla è più inedito della carta stampata”. Gramellini potrebbe farci un Buongiorno domani.

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