mercoledì 11 aprile 2012

Repubblica strizza l’occhio al citizen journalism.

L'ottimo Kobayashi racconta così l'ultima iniziativa editoriale di Largo Fochetti:

Repubblica strizza l’occhio al citizen journalism per potenziare la sua sezione video. L’idea del quotidiano di punta del gruppo L’Espresso è Repubblica Reporter, una nuova sezione del sito dedicata ai videomaker di tutta Italia, indipendentemente dall’eventuale qualifica di giornalista, che si propone di diventare “il primo grande esperimento di crowdsourcing giornalistico” in Italia.


Il progetto, coordinato dal giornalista Riccardo Staglianò e che potrà contare sulla collaborazione artistica del regista Paolo Sorrentino, è aperto a chiunque abbia una storia da raccontare per immagini (inchieste, reportage, cronache di viaggio) e voglia rispondere agli appelli tematici che periodicamente verranno lanciati sul sito (le cosiddette call) o proporre in autonomia idee originali che saranno poi vagliate dalla redazione.

I video, caricati previa registrazione sulla piattaforma di Repubblica, saranno scremati dalla struttura Visual Desk del gruppo editoriale e, per alcune call specifiche, qualora dovessero essere selezionati per la pubblicazione sul sito tematico consentiranno ai rispettivi autori di essere retribuiti per il lavoro svolto con cifre variabili a seconda del video richiesto. Al momento della pubblicazione dell’ingaggio verrà anche specificata la retribuzione fissata per la cessione dei diritti dell’opera, per dare modo ai videomaker di decidere se e come partecipare. I collaboratori più assidui e apprezzati, inoltre, entreranno a far parte di una speciale “classifica di popolarità”.

Tra i videomaker che manderanno la loro inchiesta entro l’11 maggio, infine, saranno scelte 20 persone che potranno partecipare gratuitamente a un corso avanzato di videogiornalismo – che dal 2012 avrà cadenza annuale – denominato Repubblica Academy: una decina di lezioni (in compresenza oppure online) nell’arco di 6 mesi con alcuni dei migliori professionisti del settore, sempre sotto la collaborazione artistica di Sorrentino.

La top 20 sarà stilata secondo criteri di merito e di distribuzione sul territorio nazionale, in modo da costituire per Repubblica “una sorta di rete informale di videocorrispondenti disseminati lungo la penisola e da attivare al bisogno”. A questi, al termine del corso, sarà richiesto di produrre una serie concordata di videoservizi retribuiti per il sito web Repubblica.it. L’idea, dunque, è quella di attrarre nell’orbita del quotidiano di Largo Fochetti alcuni tra i migliori videomaker del paese che possano realizzare – autonomamente oppure a supporto dei cronisti del giornale – le loro produzioni.

La novità ha scatenato in rete anche più di una polemica sui blog e sui social network poiché nelle condizioni di servizio pubblicate nella sezione di Reporter è comparsa una dicitura standard della piattaforma che fissava a soli 5 euro la retribuzione minima per la cessione in esclusiva dei diritti dei video prodotti. La portata del polverone sollevato è stata tale da costringere a intervenire con una rettifica Massimo Russo, responsabile dello sviluppo del prodotto della divisione digitale dell’Espresso:
La piattaforma tecnologica che gestisce il servizio Reporter è fornita a Repubblica da una società esterna che opera in numerosi paesi e con altri clienti. La dicitura che ha sollevato le polemiche è la seguente: “in caso di selezione del Filmato ed esercizio dell’opzione da parte della Società, la Società Le riconoscerà l’importo lordo minimo di Euro 5,00 (cinque/00) per ciascun Filmato che sarà stato selezionato dalla Società”. Si tratta di un importo minimo necessario in altri contesti, secondo i legali della società fornitrice, per giustificare comunque una procedura di acquisizione dei diritti. In realtà tale condizione non si è mai applicata in alcun modo ai video di Reporter raccolti da Repubblica. Già in fase di realizzazione del sito era stata notata l’incongruenza, che purtroppo per un errore è rimasta in linea anche quando la sezione è stata pubblicata sul web. Del resto, tuttavia, sul giornale di stamane la questione era riportata correttamente e si poteva leggere: “I video scelti saranno retribuiti secondo un tariffario definito di volta in volta a seconda del tipo di ingaggio”.

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