martedì 29 novembre 2011

La morte di Lucio Magri. Tra mistero, incredulità e pettegolezzi non richiesti.

Adesso è tutto più chiaro, cristallino.
Adesso ho finalmente capito perché nessun sito di informazione riportava la notizia.
Lucio Magri si è lasciato morire, devastato dalla depressione. E ha deciso di andare a farlo in Svizzera, dove l'eutanasia assistita è legale.

Ma riavvolgiamo per un attimo il nastro.

A me la notizia è arrivata ieri notte intorno alle 23 su Twitter. Un cinguettio laconico e drammatico di Marco Castelnuovo giornalista della Stampa: "È morto Lucio Magri. Fu tra i fondatori de Il Manifesto". Forse il primo o comunque tra i primissimi a twittare la triste notizia.

E così decido di scrivere un post, perché io quel manifesto là lo leggevo, lo divoravo. E poi perché, come ogni tanto ci ricorda MUDD, questo è soprattutto un blog sul giornalismo.
Ma prima di pubblicare vorrei delle conferme sulla rete per capire meglio: come, quando, perché?
Ma tutto tace: Repubblica, Corriere, Stampa, Unità, persino il manifesto. Addirittura l'Ansa. Tutti zitti.
Anche Luisa Betti, lettrice di PPR, chiede disperatamente conferme:
Ho visto la notizia sia su Twitter che su Facebook, ma oltre a questo blog e a un altro non c'è traccia, non mi risulta che, almeno fino a pochi giorni fa, stesse male. Non riesco a capire, da dove è arrivata la notizia? siamo sicuri?
Decido comunque di postare la notizia, perchè di Marco mi fido.

E inevitabilmente finisco al primo posto su Google alla ricerca "Morto Lucio Magri", perchè veramente sono tra i primi a scriverne su un blog. E a Google i blog piacciono.

Poi, piano piano, ecco altri cinguettii di conferma. Altri blog, ma ancora pochi, si contano sulle dita di una mano. Notizie frammentarie, poche conferme. Il blog enricoberlinguer.it riporta la notizia, ma non approfondisce. Non sa come farlo. O forse non può farlo.
Repubblica e gli altri, ancora zitti, forse imbavagliati, probabilmente inconsci.

Alle 2, vinto dalla stanchezza ma ancora incredulo, spengo tutto e vado a dormire.
Con repubblica.it che ancora non riporta nulla.

Ma adesso ho capito perché: la notizia era di quelle scomode.

Riportiamo il nastro avanti, alle 8 di oggi, quando GPP pubblica questo commento:
Magri si è lasciato morire, in Svizzera, dove l'eutanasia assistita è legale.
Argomento tabù, credo, per alcuni ambienti. Credo che in via Solferino e via Marenco stiano ancora studiando come cucinare la cosa, il coccodrillo da tempo nei cassetti dovranno buttarlo via.
 
Esco di casa, porto mia figlia a scuola e alla prima edicola che trovo compro Repubblica.
Eccola lì, la notizia che aspettavo. E il mistero si risolve in un attimo.


Alla prima piazzola disponibile accosto la macchina e leggo il pezzo di Simonetta Fiori, una sorta di scoop, un'esclusiva di Largo Fochetti visto che gli altri siti riportano frammenti del pezzo stesso della Fiori.

Il pezzo di SF è bello. Ma c'è qualcosa che dà fastidio. Qualcosa che contrasta con una frase che proprio SF scrive all'inizio del pezzo: 
Ma ora che importa? Che volete sapere? Non fate troppi pettegolezzi, l'aveva già detto qualcun altro ma in questi casi non conta l'originalità.
Non fate troppi pettegolezzi dunque, come scrisse Pavese il giorno del suo, di suicidio.
Ma SF è la prima a non rispettare questa richiesta. Che bisogno c'era di tirare in ballo così spesso la colf sudamericana di Magri? Serviva? Forse sì, per dare sapore al pezzo.
Guarda caso, su PPR arriva questo commento di Fabio P.: 
Bello il pezzo di Simonetta Fiori sull'attesa della notizia della morte. Ma stride il modo in cui per due volte viene nominata la colf: "Lalla, la domestica sudamericana", "Lalla, la domestica peruviana". C'era bisogno di sottolinearlo? Ci vedo un po' di classismo e anche di razzismo. Sembra Tintin quando parla degli africani o degli indios.  
E poco dopo arriva questa mail di Lucia:
caro feticista,
ho letto l'articolo sul suicidio assistito di lucio magri su repubblica di stamani.
a parte il tono davvero da gauche caviar, per dirla come il buon vecchio cuore ( Niente sembra fuori posto, il parquet chiaro, i divani bianchi, i libri sulla scrivania Impero, la collezione del Manifesto vicina a quella dei fascicoli di cucina, si sa che Lucio è un cuoco raffinato) c'è una cosa che mi ha decisamente urtato il sistema nervoso.
l'insistere pedante sulla "cameriera lalla".
la signora viene chiamata in ballo una prima volta:
"In cucina Lalla, la cameriera sudamericana, prepara il Martini con cura, il bicchiere giusto, quello a cono, con la scorza di limone".
poche righe più giù impariamo con maggiore precisione che la cameriera è peruviana:
" Lalla, la cameriera peruviana, va a fare la spesa per il pranzo, vi fermate vero a colazione? E' affettuosa, Lalla, ha ricevuto tutte le ultime disposizioni dal padrone di casa. No, non ha bisogno di soldi per il pranzo, ci sono ancora quelli vecchi che lui le ha lasciato."
ora, sinceramente, ma si sentiva proprio il bisogno di questo "tocchi di colore?"
Già, se ne sentiva il bisogno?
Ciao Lucio, che la terra ti sia lieve.

FS

6 commenti:

Geppo ha detto...

"In cucina Lalla, la cameriera sudamericana, prepara il Martini con cura, il bicchiere giusto, quello a cono, con la scorza di limone".

Questo non solo è un inutile tocco di colore, ma anche una perfida malizia, nella sua (involontaria?) evocazione del Fascino discreto della borghesia.

Anonimo ha detto...

esatto. esattissimo. e rende tutto l'articolo peloso e brutto.
Lucia

illustrAutori ha detto...

posso dirlo? che schifo, odio queste cose

Simona ha detto...

Magari Lalla è considerata una di famiglia più che una cameriera....c'è poi qualcosa di male in questo mestiere tanto da non dover essere neanche nominato in un articolo?
E di tutto l'articolo, secondo me piuttosto bello, avete notato solo questo??

Anonimo ha detto...

se uno dipinge la gioconda (e questo articolo, a mio avviso, non è un capolavoro) e poi le fa un dente nero, i baffi finti e un porro sul naso, poi non è che la gente vede la gioconda, vede il porro, (senza offesa per il FS) il dente nero e il baffo finto.
la signora lella poi è stata tirata in ballo ben due volte (secondo me la giornalista voleva un po' marcare l'accento su di lei ma ha esagerato e non ha neanche riletto il pezzo), una prima volta prepara il martini e una seconda volta dimostra che fa la spesa senza far creste. nella mia mail ho usato l'espressione "tocchi di colore" solo per usare un eufemismo, ma sono completamente d'accordo con geppo e illustrautore, i due inutili riferimenti alla signora lalla, cameriera in casa magri sono maliziosi, cattivi e pure di pessimo gusto in un articolo come quello.
lucia

Anonimo ha detto...

Anch'io sceglierò di andarmene in Svizzera appena sentirò il desiderio di non voler più far parte di questo mondo ipocrita e poi, che volete, ognuno è libero di far quello che crede,un pò come fanno gli elefanti quando sentono che la loro ora di andarsene è giunta e se ne vanno a morire dove loro sanno!lasciateci in pace massa di farisei.Ma poi perchè i riflettori puntati sulla colf,non capisco.