domenica 27 marzo 2011

Citati cita Citati.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Cari amici di PPR,

mi chiamo Francesco e vorrei segnalarvi quella che ritengo essere una topica assoluta compiuta nientepopodimenoche dall'arciprofessor Pietro Citati il quale, su Rep. di giovedì scorso a pag.49, nel ricordare il grande pensatore franco-romeno Emile Cioran, ha riproposto paro paro (!!), con un paio di smilze quanto ininfluenti aggiunte di carattere formale, un articolo da lui stesso scritto il 18 ottobre 1995 apparso a pagina 30 nelle pagine della Cultura (di cui riportiamo l'incipit in modo che lo possiate confrontare voi stessi con quello dell'articolo di giovedì che riportiamo subito dopo, ndr) 
Quando viveva Cioran, non c' era portone che varcassi con più gioia di 21 rue de l' Odéon, dove egli abitava. Stava al quinto piano. Non c' era ascensore (venne aggiunto più tardi). Una scala quasi a chiocciola si avvoltolava intorno a sé stessa, e ci abbandonava davanti alla bassa porta di una di quelle chambres de bonne, dove i signori dell' Ottocento rinchiudevano le loro domestiche. Al suono del campanello, Cioran veniva ad aprire: esile, sorridente, trasformato nel fedele servo di sé stesso, ci pregava di chinarci per non battere il capo contro la cornice della porta. 

Incredibile dictu. Andate a controllare ed eventualmente, ve ne prego, non mancate di evidenziarlo con la vostra consueta certosina precisione.

Cari saluti.

Francesco G.

Caro Francesco, è vero! che memoria che hai! FS

15 commenti:

Fabio P ha detto...

Ma dell'attacco di Citati, di quello di adesso, di quello del 1995 e di tutti gli attacchi di Citati nel corso dei secoli (per non parlare poi del resto del pezzo) vorrei dire a voce chiara e stentorea: e chi se ne frega!

Anonimo ha detto...

Ma sì l'importante è Cioran su Rep...

tony

Anonimo ha detto...

Ho trovato la segnalazione di Francesco G. molto interessante! E confrontando i due articoli mi sono balzati agli occhi due elementi: primo, che i due articoli sono praticamente identici, ma - guarda un po' - con l'apporto di alcuni, minimi e quasi impercettibili cambiamenti; secondo, che l'articolo del 24 marzo - a ben vedere - non ha senso come commemorazione di Cioran nel centenario della nascita, ma molto più come recensione di La caduta nel tempo, scopo per cui mi sembra fosse stato originariamente scritto nel 1995. Insomma, mi chiedo: se si vuole riproporre, con minimi adattamenti, un articolo di sedici anni fa e scritto per un'occasione diversa, non sarebbe corretto che i lettori ne fossero perlomeno avvertiti? Credo sarebbe un buon argomento da sottoporre all'attenzione del garante del lettore, figura che so essere sempre esistita a Repubblica, ma della quale, da un po' di tempo, non ho più trovato menzione sul giornale... Voi ne sapete qualcosa?
Ciao,
Elle

Francesca Parodi ha detto...

io sto godendo per la segnalazione di Francesco. anche perchè è sicura l'attenzione da parte di Repubblica nei confronti di PPR. Citati oltre ad essere un proverbiale invidioso ed egocentrico (voglio dire: anche in quest'articolo più che di Cioran parla di se stesso) adesso è diventato anche pigro. si direbbe che scrivere degli altri lo annoi

Anonimo ha detto...

Vorrei scrivere un attacco alla Citati per un articolo su Hemingway:

A me piace tanto la pasta all'amatriciana come la fa la sora Pina del piano di sotto e come la fa la moglie di Fruttero quando andiamo a Castiglioncello, le volte che vado al mare e mi porto da leggere qualcosa di Hemingway.

Francesca Parodi ha detto...

bravo! lo stile è quasi identico. e i contenuti anche, buoni. per esempio quando ci confidi che sei amico di Fruttero, anzi di casa, centri proprio l'essenza dei pezzi di Citati. che sono degli espedienti per dire: quanto sò fico!
forse quello che manca è l'intenzione, dovresti essere animato un pò da cattivi sentimenti per essere davvero come Citati. che so potresti dire che comunque l'amatriciana di una delle due pur essendo buonissima è e sarà irrimediabilmente meno buona dell'altra per qualche motivo, socio-culturale, destinandola anche ad essere per sempre seconda. e poi Hemingway...come dici tu, sulla spiaggia ed è a posto così. tanto Hemingway lo sanno tutti che è quello sudato col panama.
bravo! un pò di cazzimma e ci sei!

Enrico Maria Porro ha detto...

francesca, hai usato il termine "cazzimma", sei per caso campana?

Francesca Parodi ha detto...

esattament! di Napoli.

Anonimo ha detto...

Parodi...tipico cognome napoletano.
C'è qualche Esposito di Genova, su questo blog ?

Anonimo ha detto...

Del garante dei lettori, figura quasi mitologica in italia, e' garantito che non frega niente a nessuno ;)
aghost

Barbapapà ha detto...

Sì, è vero. anche Repubblica ha avuto la sua mitica figura del "Garante del lettore" cui potevano fare appello "i lettori che ritenessero violato il rispetto della sfera privata delle persone; della presunzione di innocenza; di razza, colore della pelle e religione, se ad essi fosse stato fatto riferimento senza motivo di pubblico interesse.".

Il primo fu Piero Ottone (inizio anni Novanta) cui successe Gianni Corbi. Ma è stata più una mossa ad effetto, per darsi un'aria da editoria anglosassone, che un vero, convinto tentativo.

Comunque, è una figura oramai superata a Repubblica. Come scrisse proprio Aghost (ma sei proprio tu?! che fine avevi fatto?) tempo fa: è PPR il vero garante del lettore!

Anonimo ha detto...

Figura superata a repubblica, mai esistita in concreto in italia, il che la dice lunga su quanto siano considerati i lettori. Ben diversa, mi risulta, la situazione negli usa, dove il garante dei lettori viene preso molto sul serio, ci sono stati anche casi clamorosi di dure reprimende nei confronti del proprio giornale, qualcosa di assolutamente impensabile nel nostro paese. Comunque ora i lettori, grazie a internet, "si fanno giustizia da sé". Spiace peraltro, ma non sorprende, l'assurdo ostracismo di repubblica nei confronti di questo blog, considerato evidentemente, anziché una ricchezza, un covo di rompicoglioni. Anche questo un indice di una certa mentalità del giornalismo nostrano, cioè di quella spocchia tipica di chi si sente ancora su un anacronistico piedistallo.
Aghost

Barbapapà ha detto...

Finalmente, e dopo tempo immemorabile, posso tornare a scrivere: condivido tutto quello che ha scritto Aghost.

wild56 ha detto...

grazie barba :). Anche io in fondo sono un segno dei tempi, una volta affezionato lettore che non si perdeva un numero, ora lo leggiucchio ogni tanto, spesso on line, e ogni volta mi dico che in fondo non mi sono perso granché, salvo qualche sporadico articolo, comunque mai troppo memorabile :).

Giornali italiani sveglia! Il mondo sta cambiando...
Aghost

Anonimo ha detto...

Non mi sembra proprio quello sia lo stile di citati. Ma che cosa diavolo leggete? Mai letto "la luce della notte" o "goethe" o "la mente colorata"? Evidentemente no, perché altrimenti stareste zitti e ammirereste la sua sublime prosa e la sua invidiabile cultura, tale da farlo sembrare onnisciente. L'unica cosa che gli si può imputare è la sua arroganza, innegabile. Ma , tra tutti i vari tipi di arroganza che serpeggiano, considero l'arroganza intellettuale la meno fastidiosa e la più accettabile.. Inoltre, e questo lo scoprireste solo se aveste mai letto qualche libro di Citati, anche lui saltuariamente dà segni di umanità e di insospettabile modestia. Leggetevi i ringraziamenti ne "la mente colorata". Che colpa ne ha, se è amico di Fruttero o lo è stato di Fellini? Ps, se i vari "romanzieri" italiani avessero la prosa di citati, avremmo un grande panorama letterario e Roberto Saviano non sarebbe un vate.