domenica 28 giugno 2009

La premiata ditta Colaprico&Franceschini.

Questo non è un errore, né un refuso, ma una scommessa su un lapsus. Oggi Colaprico racconta dei vigilantes sul metrò e dice “Ci sarebbe da discutere di quanto la politica della natura abbia fruttato in termini elettorali”. Visto che la frase non ha molto senso, viene da pensare che Piero avesse voluto parlare della “politica della paura” e in qualche modo gli sia uscito quella “natura”. Giusto, Piero?
Invece è pieno zeppo di refusi ed errori il pezzo di Franceschini sui Rothschild. E soprattutto ha un titolo che non ha molto senso: il pezzo è sui banchieri Rothschild e a un certo punto di sfuggita vengono nominati gli avvocati Freshfields, ecco quindi che entrambe le famiglie vengono accomunate nella notizia e anche gli avvocati diventano uomini d’affari. E leggere il pezzo prima di fare il titolo?

Fabio P.

3 commenti:

aghost ha detto...

chi di refuso colpisce...
prima scrivi Rotschild, poi RotHschild, insomma deciditi, con o senza H? :)

Enrico Maria Porro ha detto...

Mea culpa. corretto.

Fabio Pari ha detto...

Debora Serracchiani e la corsa al Congresso.
In questi giorni in cui le Istituzioni chiedono il silenzio intorno all'inchiesta di Bari, così da consentire al Cavaliere di non doversi presentare al G8 truccato di bianco e con un simpatico naso rosso, la scena politica s'anima d'altre storie... tra cui la corsa al congresso del Partito Democratico.
L'11 Ottobre sapremo chi sarà il nuovo leader del partito, al quale toccherà l'arduo compito di reggere le fila di un battaglione ormai stanco e ferito, consegnando nuova identità e nuova spinta ad un progetto che rischia di trasformarsi nel fuoco di paglia più clamoroso della storia della politica italiana.

Ai blocchi di partenza abbiamo il segretario "tecnico" Dario Franceschini e, come annunciato mesi fa, l'ex-ministro Pierluigi Bersani. Non voglio dilungarmi troppo a parlare di questi due, a mio avviso, bravissimi politici, perché penso seriamente che nessuno dei due rappresenti ciò che è necessario per dare nuovo lustro a questo progetto.
Bersani ha detto che "bisogna ricostruire il partito" e che lui, a differenza dello sfidante, "non parla di vecchio e nuovo". Scusate, ovvio che non parli di vecchio e di nuovo, rischierebbe lui stesso di trovarsi in imbarazzo al momento della collocazione.
Proseguo ribadendo, come spesso ho fatto, la mia stima e i miei complimenti a Franceschini, il quale è riuscito nel difficilissimo compito di "tenere botta" alle europee e a non far implodere il partito nel post-Veltroni.
Tuttavia ritengo il suo compito esaurito. Doveva essere il traghettatore tra due generazioni, quella del "vecchio" (o nuovo?) Bersani e dei suoi attempati coetanei (non anagrafici, ma mediatico-politici) come Prodi, D'Alema, Veltroni, Rutelli, Bindi, Fassino, ecc... e la VERA nuova e INEDITA generazione politica.

Ragazzi miei, ci vogliono persone che non si sono mai viste prima!
Persone che non hanno ricoperto prima d'ora ruoli di spicco nel partito nazionale, persone che non sono già state "consumate" dall'opinione pubblica, persone che si sono fatte le ossa all'interno del partito lavorando sul territorio, persone che arrivano a questo importante appuntamento per TUTTO il centrosinistra italiano svincolate il più possibile da vecchie divisioni e appartenenze.
Rischiamo che con questo "bipolarismo" interno tornino a galla vecchi rancori neanche troppo sopiti, che porterebbero molto probabilmente a nuove tensioni e scontri pubblici, riuscendo a dare per l'ennesima volta la patetica immagine di essere un partito diviso su tutto e su tutti.

Per questo spero con tutto me stesso nell'OUTSIDER e, tra tutti i nomi che circolano (Ignazio Marino, Marco Simoni, Giuseppe Civati), spero che si presenti DEBORA SERRACCHIANI.

Sono fermamente convinto che in un Paese come l'Italia, dove l'apparenza, negli ultimi anni, vale più della sostanza, sia necessario "giocare" sfruttando le regole ormai assunte della società in cui stiamo vivendo.
Con questo non voglio dire che queste regole siano da condividere, ma ritengo sia inutile ignorarle facendo gli intellettuali di sinistra.
Il gioco è questo, che lo vogliamo o no, occorre attrezzarsi con una figura nuova e giovane capace di catturare lo "share elettorale" (mi piace chiamarlo così).
Che poi dietro ci debba essere una base solida e una sostanza programmatica è senza dubbio necessario.

Ci vuole un LEADER nuovo e un PARTITO DEMOCRATICO nuovo, con i suoi componenti pronti a remare tutti nella stessa direzione. Certo, le discussioni ci saranno e ci devono assolutamente essere, ma vanno risolte all'interno del partito e nei luoghi a questo adibiti.

Una linea CHIARA e COMUNE, chi non è d'accordo può andarsene.

Ascoltate il discorso di Debora all'Assemblea Nazionale dei Circoli, non c'è bisogno di aggiungere nulla.


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