giovedì 31 dicembre 2009

Buon anno a tutti.

Auguri di buon anno dalla redazione di PPR a tutti i lettori del blog ed un augurio particolare a:

AA
Aghost
Albers
Alessandro L.
Alvaro B.
Andrea
Antonio
Antonio Lo Nardo
Bacci
Barbapapà
Carmen
Caterina
Clicky
Damiano M.
El Gato
Enrico
Er Coatto
Esaù
Eugenio F.
Fabder
Fabio P.
Fabio V.
Federico
Francesca
Francesco
Frank57
Gabriele
Gambero
Gemina
Geordie1897
Geppo
Ger
Giorgio
Gpp
Gregorio S.
Il Geco
Il Russo
Jacopo
Jacopo Noio
Jack Skellington
L@nto
L.M.
Lele
Libro Celeste
Lilith
Lilly M.
Lo Stampista
Lu
LucaDC
Macs
Mafalda
Maria Cristina
Massi
Massimo P.
Matteo P.
Mauro
Michele S.
Mo'bbasta
Mudd
Navigatore
Nereo Rocco
Nicolò
Nomadus
Nonunacosaseria
Occam
Omar
Ombudsman
Pablito
Piazza Indipendenza
Pink Panther
Raffaele
Rastignac
Residori
Riky
Roberto
Robystereo
Rodolfo
Sabrina G.
Saul S.
Sergio
Sfatto
Silvia
Spartaco
Stefano M.
Supersoul
Tumy
Vecchio Lupo
Walter
Wild56

A tutti gli anonimi che non hanno voluto firmarsi.

E a tutti quelli di cui ci siamo dimenticati, scusandoci.

E, ovviamente, a tutti i giornalisti e collaboratori di Repubblica. Eugenio ed Ezio in testa.

Update: un augurio particolare anche a Shulim Vogelmann.

AUGURI!

Di bene in meglio (anche se loro hanno la foto).



Il nostro lavoro ai fianchi sta decisamente dando i suoi frutti.

Anche se ancora una volta il nome di Philomène è stato scritto in maniera errata.

Update: ci segnalano che sul Corriere c'è la foto di Philomène (qui sotto). Ancora una volta il nemico ci ha fregato.



Ma c'era proprio bisogno di mandare Andrea Sorrentino fino ad Abu Dhabi per star dietro ai pettegolezzi di Mourinho?

C'è chi è messo decisamente peggio di AA.

E' il corrispondente da New York del Corriere della Sera.

Ecco come quelli del Giornale hanno seviziato il "Caso Kennedy".



Tutta la storia della foto taroccata di John Fitzgerald Kennedy è raccontata meravigliosamente su Non leggere questo blog.

Del maiale non si butta via niente.

La scrupolosa Caterina ci fa notare che ieri c'era un altro refuso del buon AA e che noi abbiamo bellamente ignorato.

Ma siccome del maiale non si butta via niente rimediamo subito.

Parlando dell'attentatore Umar Farouk Abdulmutallab, AA ci parla del nickname utilizzato dal ragazzo per postare i messaggi sul suo diario online. Il nickname sarebbe Farouk1968 che, come dice AA è un nick semplicissimo da ricordare perché è l'insieme del nome e della data di nascita del ragazzo (foto). Peccato che AA faccia male i conti: l'attentatore ha 23 anni e quindi la data di nascita è il 1986. A meno che Farouk non abbia 41 anni...

Murales.

Accennavamo ieri alla prima parte dell'elenco dei 100 nomi dell'anno di Gianni Mura. Alcuni sono memorabili e meritano di essere pubblicati qui su PPR:

AFFARI TUOI (trasmissione tv) Le lacrime, le facce tese di padri, madri, mogli, mariti, nonne, nonni, zii, zie, nipoti e amici. Non se ne può più. Voto 3.

CINEPANETTONE
Il figlio di De Sica, il figlio di Gassman, il figlio di Tognazzi, normale che il regista si chiami Parenti. La cosa più buffa è che "Natale a Beverly Hills" sia definito, per legge, «film di interesse culturale e nazionale». Il film fa soldi e la legge fa schifo. Voto globale: 2.

COPPI FAUSTO (ciclista) Molte iniziative pubbliche nella sua terra a cinquant' anni dalla morte. E una privata: il nipote Francesco Bellocchio, figlio di Marina, ha chiamato Fausto il più nobile dei vini che produce a Castellania, da uve Timorasso (parola che contiene ritmo e asso). È un bianco-passista: 7,5.

CUCCHI STEFANO
(cittadino italiano) Se ne parla già meno, di questo ragazzo morto in carcere, ma bisognerà insistere finché non salta fuori la verità vera e non quella di comodo.

DELLA MEA IVAN (cantautore e scrittore) Le sue idee sono in ribasso ma non morte. Le sue canzoni continuano a essere ascoltate e cantate. Consolazione post mortem. Il più recente degrado di Milano, sua città d' adozione, non l' ha visto.

DI GIACINTO RICCARDO (chef) Nel suo ristorante romano (All' Oro, via Duse) il miglior pranzo del 2009.

DIGITALE TERRESTRE
Non s' è capito bene a chi serva. Però gli sono arrivati più accidenti che a qualunque governo degli ultimi trent' anni.

ENGLARO ELUANA (ragazza) I suoi ultimi 17 anni di vita-non vita ci hanno fatto discutere, non sempre con i toni giusti, di cose molto serie. Il voto (9) ovviamente non è per lei, ma per la fermezza e la dignità della sua famiglia, papà Beppino in primis.

ENKE ROBERT
(calciatore) Il solito ritornello: beatii calciatori che hanno tutto, i soldi, le donne, la celebrità. Anche la depressione, qualche volta. Quella che ti fa finire sotto un treno, la rinuncia a tutto.

Ed ecco una selezione dei nomi della seconda parte dell'elenco apparsa oggi:

FIORE STEFANO (calciatore) La maglia della Nazionale e tante altre, poi decide di chiudere dove ha cominciato. A Cosenza, la sua città. Pensando alla storia del profeta in patria, ci vuole coraggio. Per ora, tutto bene. Voto 7.

FUSARI VITTORIO (chef) Miglior dessert del 2009 alla Dispensa pani e vini di Adro (Brescia): zuppetta fredda di prugne secche e tè bianco con gelato di liquirizia e castagna: 8.

GABANELLI MILENA (giornalista) Hanno ragione i giannizzeri di governoa voler chiudere Report. E' rimasto l' ultimo posto in tivù dove si fanno inchieste giornalistichea schiena dritta.E se il contagio si propagasse? 9.

GRANDE FRATELLO (trasmissione tv) Motivazione superflua: -15.

GUARDIOLA PEP
(allenatore) Bravo bravissimo, lo inviterei a cena. Ma attenti al guardiolismo come moda: 9

GUERIN SPORTIVO
(giornale) Da poco è diventato mensile e ha bisogno di molti auguri. Da nostalgico del vecchio "Guerino", il lenzuolone bianco e verde su cui scrivevano Arpino, Bianciardi, Brera, Pasolini, un mesto e grato 8 a quel che fu. GUO

HENRY THIERRY (calciatore) Un mani con successivo teatrino da lui non me lo sarei mai aspettato: 2.

INIESTA ANDRES
(calciatore) Il Pallone d' oro io l' avrei dato a lui, primo dei cartesiani (penso, dunque gioco) del calcio. Si accontenti di un 9.

KAKÀ (calciatore) A Milano non era felice. A Madrid non è felice. Forse la felicità non dipende dal pallone: 6

MAN IGOR (giornalista) Ho letto che con lui, bravissimo, è scomparso un certo tipo di giornalismo. Se i pezzi più lunghi sono di 65 righe, ci credo. Ma credo pure che a scomparire sia un certo tipo di giornalisti.

MARINI GIOVANNA
(musicologa e cantautrice) L' amatissima (non solo da me) Marini altro amore raccoglie con il suo ultimo cd: «Un paese vuol dire»: 8,5.

MATRI ALESSANDRO (calciatore) Perché un attaccante come lui (o come Pellissier, Tiribocchi) non giochi in uno squadrone è un mistero: 7,5.

MBIDA GREGOIRE (ex calciatore) Nell' 82 segnò l' 1-1 a Zoff. Insegna calcio a Dax, sud della Francia. Di quel Camerun solo i cattolici Nkono e Milla non sono finiti nell' anonimato. Onana è guardia carceraria, M' bom idraulico. In Somalia è vietato giocare a calcio e anche vedere le partite in tivù. Questa e altre storie di calcio africanoe asiatico ho trovato in un libro molto interessante, di Luigi Guelpa: «Il tackle nel deserto», ed. Sedizioni.

MESSI LIONEL (calciatore) El Catalan lo chiamano gli argentini, come a prenderne le distanze. Ma non è colpa sua se il Barcellona di Guardiola ha un gioco e l' Argentina di Maradona no. 8,5.

MESSINA SEBASTIANO
(giornalista) «Meglio un risentimento generoso di un perdono spietato». Gli basta questa frase? A me sì, 8.

OBAMA BARACK (presidente Usa) La riforma sanitaria è passata, ma fa un certo effetto sentire un Nobel per la pace che parla di guerre necessarie. Se non c' era lui ce n' era uno peggio: 6,5.

PAOLINI MARCO
(attore) Mi devo ripetere ma è lui che si ripete, senza mai ripetersi. "Miserabili" è un' altra tappa di alto teatro civile: 8,5.

mercoledì 30 dicembre 2009

Refuso quotidiano.

AA incappa oggi nel tradizionale refuso quotidiano. Nel verso senso della parola. Perchè sbaglia a scrivere il nome del quotidiano olandese più famoso: De Telegraaf (prima foto), chiamandolo De Telegraph, all'americana (seconda foto).





Si sarà confuso con il Daily Telegraph, noto quotidiano inglese.

Dolceconcita sotto i nani.



Nella classifica delle parole chiave con cui i lettori di PPR arrivano al blog, i sette nani hanno nuovamente sorpassato Concita De Gregorio.

Anche i grandi sbagliano.



Riceviamo e (tristemente) pubblichiamo.

Ciao Feticista Supremo!!
Sono Lu e volevo segnalarti che sulla seconda puntata dei nomi dell'anno del mitico Mura al posto di Claudio Marchisio lui scrive Alberto Marchisio.
Per una juventina come me e grande estimatrice del giocatore è un errore imperdonabile!!!

Complimenti per il blog!!!

Ciao e buon anno!! Lu

Sapete tutti che qui a PPR, Feticista Supremo in primis, abbiamo un debole per Gianni Mura. Però questo è un blog democratico e quindi è giusto prendere in considerazione tutti gli errori, anche quelli dei mostri sacri. Grazie Lu per la segnalazione

Alla povera Philomène fischieranno le orecchie.

Ho approfondito la questione meritoriamente portata all'attenzione generale da PPR (vd. risultati in Google) del nome della donna italo-burkinabé rapita in Mauritania.

Il nome della nostra connazionale originaria del Burkina Faso (ex-Alto Volta) è scritto in Italia veramente in molti modi, a quanto credo, tutti sbagliati.

In questo caso, la parola definitiva credo debba essere lasciata ai giornali burkinabé. Da cui risulta che il nome corretto della donna rapita è "Philomène Kaboré."

Ciò risulta almeno da tre giornali online:

1) leFaso.net - L'actualité au Burkina Faso.

2) fasozine.com

3) L'Observateur Paalga

Non ho trovato nessun sito in italiano che scriva il nome in modo corretto.

Caterina

Update da GPP: Oggi (31 dicembre) il sito di Repubblica la chiama addirittura Kaborelare! (foto sotto)

Un'altra bignamata.

Vorrei segnalare una “bignamata”, ossia un altro “articolo” di Bignami a dir poco discutibile.

Il soggetto è botanico, l’"albero più vecchio del mondo”.

Perché discutibile? Perché si tratta della semplice traduzione di un articolo comparso il 23 dicembre sul sito di New Scientiest

Bignami ha persino copiato la foto, senza la didascalia però.

Insomma, il solito vecchio vizio di “pescare” dal Web senza citare le fonti (vero, Benedetta Perilli ?).

La cosa grave però, a mio parere, è che al fondo dell’articolo ci sia la scritta “© Riproduzione riservata (29 dicembre 2009)”.

Fammi capire, Bignami, vuoi pure riservarti i diritti su una cosa non tua ???

GPP

Due segnalazioni di servizio.

Ieri c'erano due cose che ci preme segnalare: un lungo pezzo di Riccardo Staglianò sul fenomeno dei blogger e la prima parte dell'elenco dei 100 nomi dell'anno di Gianni Mura.

Promettiamo che stanotte leggiamo tutto e poi domani, se è il caso di farlo, commenteremo.


Ps: vi regaliamo l'incipit del pezzo di Staglianò:

Nella teogonia della moda il potere discende da Anna Wintour...

e il trafiletto su Rosy Bindi di Gianni Mura:

BINDI ROSY (politica) La frase «non sono una donna a sua disposizione» va posta tra le migliori di un anno orribile: 7,5.

Non è colpa nostra se è bravo.



Ci tocca parlar bene ancora una volta di Paolo Samarelli. Guardate ieri cosa c'era a pagina 23. Trovatemi uno che disegna meglio di lui e poi ne riparliamo.

ps: giuriamo che Paolo non ci ha dato una lira (euro) per parlar bene di lui. E' tutta farina del nostro sacco.

Pazzo per Paolo.

Di solito scrive sul Venerdì, ma ieri l'hanno coinvolto in una storia di treni e così è atterrato sulle pagine nazionali di Repubblica.

Salutiamo con affetto Paolo Casicci. Anche perchè l'archivio di Repubblica.it fornisce come ricerca di articoli a nome Paolo Casicci solamente quello di ieri.

Il Feticista Supremo sul ghiaccio.



Domenica scorsa è stato avvistato il Feticista Supremo nei pressi della pista di pattinaggio di Cernusco sul Naviglio.

Dicono che abbia portato la figlia a fare due scivolate sul ghiaccio.

Un'altra piccola grande vittoria di PPR.



Evidentemente ne è valsa la pena sottolineare più e più volte come Repubblica si fosse dimenticata di segnalare il nome della donna italiana (ma originaria del Burkina Faso) rapita insieme al marito Sergio Cicala in Mauritania.

Ieri infatti, nelle pagine che ne davano conto su Repubblica, il nome di Philomene Kabouree veniva segnalato ogni qual volta se ne presentava l'occasione (foto sopra).

In tutto questo, però, c'è da segnalare comunque una leggerezza di Repubblica, che chiama la donna rapita ogni volta con nomi diversi: il nome di battesimo, per esempio, viene sempre scritto Philomen mentre pare che si scriva con la "e" finale, Philomene, una volta addirittura viene scritto Filomen con la effe iniziale. Del cognome poi non ne parliamo, a volte viene scritto Kaboure, altre Khaboure altre ancora Khabouree. Crediamo sia un record.

Scriviamo questo perchè da una rapida lettura del Corriere della Sera, scopriamo che per cinque volte (5) il nome della donna è stato scritto correttamente: Philomene Kabouree.

Della serie: i puntini sulle i.

E per la par condicio, ecco due o tre cose su Il Manifesto.

Dopo aver parlato del Giornale, è la volta del Manifesto. Lo fa l'esperto di marketing Stefano Minguzzi sul suo blog:

Oggi, dopo anni, ho comprato il Manifesto. Mi è stata consegnato un foglietto smunto che, una volta aperto, è risultato l’ombra del giornale che ricordavo. Fino al 2004 ho sempre letto il Manifesto anche grazie ai suoi articoli sui movimenti “dal di dentro”, i suoi approfondimenti sui temi della proprietà intellettualen e della rete, i suoi editoriali di spes­sore, le traduzioni di giornalisti di prima grandezza (uno su tutti Fisk, ma non solo).

Continua qui.

Due o tre cose su Il Giornale.

Ce le racconta il metalmeccanico Ulisse sul suo blog:

Ieri, mentre aspettavo le pizze da asporto, ho buttato un occhio a Il Giornale, così, per farmi un’idea di quel che leggono quei cittadini che non leggono la stampa corrotta dalla sinistra…

MAMMA MIA!

La cosa che mi è subito saltata agli occhi è il fatto che mediamente si trattano non tanto notizie in sé e per sé, quanto notizie in relazione all’opposizione: l’opposizione pensa questo su questo argomento, l’opposizione pensa questo su quell’altro… sembra quasi che l’opposizione si opponga direttamente a Il Giornale, e non al governo.
Vabbè, consideriamo che sia un giornale organo di partito, anche se ufficialmente non lo sarebbe.

Continua qui. Ma di seguito vi sveliamo la fine del pezzo perchè ci riguarda direttamente:

Fortunatamente sono arrivate le pizze e non ho letto altri articoli, ma se questa è la media sono veramente preoccupato dal pensiero che c’è gente abbonata a questo quotidiano! :(

Per la cronaca: io a volte leggo La Repubblica; non che sia molto migliore, ne scrivono di castronerie, ma di questo livello non ho mai letto niente!

Uno che ci vuole proprio male.

E che sicuramente non ci vorrà mai bene è Christian Rocca, corrispondente da New York del Foglio di Ferrara, che sul suo blog Camillo ha dato i premi ai giornalisti della carta stampata:

Posso dare anch’io un premio, anzi tre?
Il miglior corrispondente dagli Stati Uniti, presenti compresi, è senza ombra di dubbio Maurizio Molinari della Stampa. Non c’è partita. Basta vedere che cosa ha prodotto negli ultimi tre giorni, per esempio.
Il miglior parco di editorialisti è quello del Corriere (tranne che sulla politica estera). E’ inutile fare i nomi, li sapete. Non c’è partita neanche qui. Un nome però lo faccio: Aldo Grasso, e non solo per la straordinaria column di oggi su Billy, la nuova fantomatica rubrica libraria del Tg1 di Minzolini.
I due editorialisti più fuori posto ever sono Moise Naim e Luigi Zingales, entrambi fenomenali, sull’Espresso.


Grazie, Camillo. Però un premio ad AA potevi anche darlo.

E in zona Cesarini arrivò il refuso dell'anno.



Un refuso ci può stare, capita e amen, AA ne sa qualcosa. Ma un refuso come quello apparso l'altroieri nei richiami di apertura di R2 ha del clamoroso. Perchè non si tratta di un vero e proprio refuso, ma bensì di un errore di distrazione (o di ignoranza, se preferite) gigantesco. Perchè al posto di scrivere Bargnani, l'addetto al desk ha scritto Bagliani, e da Bargnani a Bagliani c'è un universo, in mezzo.

Questo errore si becca la palma del peggior refuso dell'anno ed arriva in piena zona Cesarini.


ps: ringraziamo il lettore Bacci per la segnalazione. A noi sinceramente era sfuggito, anche perchè la copia di Repubblica che è arrivata in redazione non riportava l'errore: evidentemente il correttore di bozze se n'è accorto ed è riuscito a salvare le seconde edizioni, mentre le prime erano già sui furgoncini, liberi e felici in viaggio verso le edicole di mezza Italia con il loro bel refuso all'interno.

martedì 29 dicembre 2009

Bignami di stupidaggini.

Ho letto purtroppo l’articolo di Luigi Bignami (nomen omen!) sulla valanga della Val Lasties. Una sequela di sciocchezze e imprecisioni grossolane da far cascare le braccia. Colgo a caso, fior da fiore:

“Tra le cause naturali (della valanga ndr) vi è la trasformazione della neve che produce acqua liquida nel manto nevoso, oppure può esservi un sovraccarico per un enorme accumulo di neve o di pioggia”

Acqua liquida? Accumulo di pioggia? Segue un altro meraviglioso campionario di banalità e stupidaggini, che ben figurerebbe nello sciocchezzaio di Flaubert:

“Da tutti i versanti con un' inclinazione superiore a 28°-30° ad esempio, in pieno inverno si possono staccare valanghe di neve asciutta mentre in primavera si possono formare valanghe di neve bagnata. Ma quando c' è vento, sia in estate che in primavera, sui medesimi versanti si possono formare valanghe di lastroni duri, mentre quelli di neve soffice si possono formare se le temperature si alzano notevolmente dopo una forte nevicata”.

Santa pace, ma io dico: se l’argomento non lo conosci, c’è qualcuno che ti obbliga a scriverne comunque con una pistola alla testa? E se anche fosse, farlo rileggere a qualcuno che ci capisca qualcosa pare così brutto?

Aghost

Gly scherzy del copya-yncolla.

A volte quando si fa un copia-incolla ne resta nell'aria un lieve sentore. Per esempio. Riccardo Staglianò oggi fa il pezzone sui blog come apertura di R2. Cita dati dal Wall Street Journal, dal Times, eccetera. Ma secondo me deve avere preso qualcosina di più. Lo si intuisce dove, per fare una metafora, cita il Monopoli. Ma ne cita il nome americano: "Monopoly". Vorrà dire qualcosa?

Fabio P.

Qual è quel giornale che su cinque articoli ne fa scrivere solamente uno da una donna? Avete indovinato.



Caro Feticista Supremo,
l’ultimo numero del Venerdì ha celebrato il 2009 come l’anno della donna. Mi è sembrata la giusta occasione per riprendere la “questione D” affrontata ad inizio novembre quando, in un post originato da uno spunto del blogger Gurdulù, ci eravamo interrogati sulla visibilità delle donne all’interno dell’organizzazione di Repubblica.
Non avendo informazioni sull’organizzazione interna del giornale, tranne che sulla gerenza pubblicata quotidianamente, che però non presenta alcun nome femminile tra i vertici (il “soffitto di cristallo” citato da Gurdulù?), o su quante siano le giornaliste in forza sull’organico complessivo, avevo giudicato la consistenza della pattuglia femminile attraverso l’osservazione delle firme che compaiono sull’edizione nazionale. Un criterio molto parziale, ne sono conscio, ma l’unico disponibile ad un lettore. Non ne avevo tratto una sensazione del tutto positiva.
Ho voluto però verificare se questa sensazione potesse essere smentita dall’evidenza empirica. Così dai primi di novembre al 27 dicembre mi son preso la briga di prender nota delle firme apparse sul giornale per misurare quantitativamente la distribuzione degli articoli tra uomini e donne. Nel fare ciò ho operato alcune semplificazioni: ho conteggiato la firma e non il numero degli articoli scritti in un’edizione (salvo che l’autore non abbia spaziato su più sezioni), ho considerato solo i giornalisti e non i collaboratori esterni (sperando di non aver mal censito qualche nome), ho accorpato la mortifera sezione attualità con la cronaca, ho evitato di riassegnare gli articoli apparsi in R2 e Domenica alle sezioni di pertinenza.

I risultati dell’osservazione di poco più di 50 numeri del giornale sono stati i seguenti: il 22,3% degli articoli è stato firmato (o co-firmato) da una donna. Non proprio un numero eclatante, cosa ne pensate?

Scendendo per li rami delle sezioni:

- politica: 25% di articoli firmati da donne;
- economia: 22%;
- esteri: 14%;
- cronaca/attualità: 29%;
- cultura: 27%;
- spettacoli: 32%;
- sport: 3%;
- R2 (inteso come le prime 5-6 pagine): 30%;
- R2Cult: 27%;
- Domenica: 46%.

Ecco qui l'elenco delle firme femminili apparse in questo mese e mezzo di osservazione (cito solo quelle comparse almeno due volte):

politica: Casadio, Longo, Mafai, Milella, Vitale;

economia: Ardù, Bennewitz, Grion, Polidori, Puledda, Serrano;

esteri: Caferri, Ginori, Nadotti, Vannuccini;

cronaca/attualità: Asnaghi, Cappelli, Carratù, Cavallieri, Cervasio, Chiarelli, Cillis, Coppola, Dazzi, De Arcangelis, De Luca, Dusi, Gallione, Granello, Laurenzi, Liguori, Liso, Marcega, Martinenghi, Montanari, Pasolini, Piccoli, Pintus, Pleuteri, Sannino, Sasso, Schiavazzi, Selvatici, Serloni, Strippoli, Vincenzi, Vinci, Zagaria, Ziniti;

cultura: Bignardi, Fiori, Lilli, Lipperini, Mazzocchi, Nirenstein, Paglieri, Rota, Somaini;

spettacoli: Aspesi, Bandettini, Bentivoglio, Bizio, Finos, Fumarola, Fusco, Putti, Scalise, Zonca;

sport: Audisio.

Direi che sport (non è necessario clonare la Audisio per irrobustire i ranghi...) ed esteri (quando si tornerà ad avere un corrispondente donna? Sono molto lontani i tempi della Vannuccini e della Annunziata) sono bocciati, la politica richiede un irrobustimento (uscita la De Gregorio, Alessandra Longo non sembra averne preso l’eredità) e l’economia un maggior sfruttamento della rosa a disposizione (mediamente di buone competenze), mentre le altre sezioni sono molto vicine se non sopra le famigerate quote rosa.
Rimane ancora vuota la casella manageriale (ricordo che il Corsera ha un vicedirettore donna, Barbara Stefanelli). In generale, tolti i soliti nomi senatoriali e le collaboratrici esterne di chiara fama, si fatica a notare un consistente avanzamento femminile nel giornale.
Ripeto, nessun giudizio definitivo o verità assoluta, solo un contributo perché si abbia una migliore percezione della questione.
Si potrebbe replicare, come fece Jack Skellington al tempo, che Repubblica è messa meglio di altri giornali su questo aspetto. Non dubito, ma io rimango convinto che bisogna ragionare in termini assoluti e non relativi, soprattutto quando da sempre si fa della difesa della dignità della donna e del suo ruolo nella società una propria battaglia. Dal nostro giornale vorremmo coerenza tra valori conclamati e comportamenti tenuti. Sempre.

A tutte le giornaliste di Repubblica l’augurio di un magnifico 2010.

Barbapapà


Abbiamo un interessante aggiornamento che ci è stato fornito dal preciso Rastignac, un collaboratore anonimo di Repubblica:

I numeri effettivamente parlano da soli, però: il caporedattore degli spettacoli è una donna, Marina D'Amico;in cultura ci sono 6 donne, tra cui anche il vice caporedattore, e 3 uomini; al Venerdì, oltre alla direttrice Gnocchi, ci sono 11 donne e 7 uomini. Negli altri settori redazionali le presenze si equivalgono, tranne forse economia e affari e finanza. Certamente si potrebbe fare molto di più, ma alcuni pregiudizi sono duri a morire persino in un avamposto riformista come Repubblica...
basti pensare che all'ufficio centrale, la cucina del giornale, tutte le donne che hanno provato hanno abbandonato perché i ritmi di lavoro mangiano la vita. Se decidi di avere un figlio, devi pagare un prezzo: non avere orari decenti, lavorare i festivi, ferie brevi e a singhiozzo, ecc. ecc.
Ovviamente, la scrittura te la dimentichi (a parte qualche vice direttore).
Già lavorare in un giornale comporta tempi di lavoro che necessitano di grande pazienza se il tuo compagno o la tua compagna fanno un altro mestiere, con orari normali; in più, se sei donna e aspiri a diventare caporedattore o vice direttore, devi lavorare il doppio perché se tieni famiglia non puoi svanire nel nulla e quindi dovrai lottare contro le leggi temporali. Naturalmente per gli uomini è più facile dato che hanno quasi sempre delle mogli che si fanno carico di tutto.
Un'ultima considerazione: con la direzione scalfariana, le donne erano molto di più, più presenti e meno dedite ai pezzi sulle misure del reggiseno perfetto.
Buon anno, Rastignac

A volte ritornano.

Su Repubblica di ieri, nello sport, pezzo di Lorenzo Tondo da Toronto.

Tondo è un collaboratore di Repubblica e pare sia esperto di cose canadesi, infatti scrive da Toronto. Alcuni lo ricordano anche a Liberazione e al Manifesto. Ma forse non è lui.

Aspettiamo delucidazioni in merito. Siamo o non siamo il blog dei feticisti di Repubblica?

C'è chi ha Samarelli e chi no.



Ieri a pagina 10 spiccava il trattto inconfondibile di Paolo Samarelli (foto sopra) nel disegno a supporto della tragica notizia delle sei vittime sulle montagne del Trentino.

Al Corriere non ce l'hanno uno così. E infatti si vede (foto sotto).

Refuso esplosivo.



Ieri AA si era destreggiato davvero bene nei due pezzi di oggi in cui ci parla ancora del mancato dirottamento del volo Amsterdam-Detroit.

Aveva fatto un buon lavoro, anche interessante, sull'argomento. Fino al momento in cui gli è toccato scrivere il nome dell'esplosivo trovato sul corpo del dirottatore: il PETN. Lui scrive Pentatritolo tetranitrato, ma in realtà il nome esatto del PETN è Tetranitrato di pentaeritrite.

Deve aver fatto casino con il tritolo.

Omero Ciai cambia continente.

Dall'America Latina, suo territorio d'adozione, passa a commentare i fatti sanguinosi di Teheran.

Colpa della crisi? O chi di solito ne scrive (Bultrini, Caprile, Valli, Caferri, Vannuccini etc...) è in ferie?

lunedì 28 dicembre 2009

Che delusione!



Due giorni fa è morto il grande Beppe Chiappella, ex giocatore e allenatore di calcio. Vinse anche uno scudetto con la Fiorentina. Quelli della generazione nata a cavallo degli anni sessanta certamente si ricorderanno le figurine del grande Chiappella (foto sopra).

Ieri Repubblica si è limitata ad un trafilettino anonimo (foto sotto). Noi in redazione aspettavamo un pezzo oggi, magari firmato Mura o Crosetti, ma non s'è visto e letto nulla di nulla.



Povero Chiappella. E povera Repubblica nostra.

La delusione in parte si affievolisce scoprendo che se n'è parlato su Repubblica.it e due volte sul dorso fiorentino di Repubblica: qui e qui.

La delusione torna a montare quando poi scopriamo che il Corriere gli ha dedicato un pezzo dignitoso (foto sotto).

Beppe Severgnini non ha digerito il panettone.



Sul Corriere di oggi, clamoroso lapsus di Beppe Severgnini da mandare alla "Settimana enigmistica" per la rubrica "Trova l'intruso":

"Il calcio inglese ci ha già soffiato i migliori allenatori (Capello, Lippi, Zola, Mancini)".

Certo, si potrebbe poi anche discutere sul fatto che Zola e Mancini siano tra i migliori allenatori italiani, ma vabbè.

Fabio P.


Caro Fabio P., postando il tuo contributo ci siamo accorti che Severgnini si è bellamente dimenticato di Ancelotti. Probabilmente, da buon interista, non lo considera un buon allenatore.

Se c'è una cosa che non sopportiamo sono i refusi nei nomi dei giornalisti.



Marina si chiama Cavalleri, senza la i.

E questo errore era pure in prima pagina (ieri).

Sergio Cicala e la moglie senza nome.



Vi ricordate la storia del rapimento della coppia di italiani in Mauritania? Il sito di Repubblica continua anche oggi a snobbare il nome della moglie di Sergio Cicala.

Scusi, posso pagare con un assegno? No, meglio cache.



Strepitoso ritorno di AA dopo la pausa natalizia. Ieri il nostro beniamino si è beccato il pezzo d'apertura sul mancato dirottamento del volo Amsterdam-Detroit. AA cade ancora in un paio di refusi su nomi propri: l'aeroporto di Amsterdam si chiama Schiphol e non Schipol. AA trascina nell'errore anche l'autore dell'infografica che scrive erroneamente Schipol per ben due volte (foto sopra).

Sempre nello stesso pezzo, AA parla dell'ex capo della sicurezza dei trasporti Usa e lo chiama Edmund S. Hawaley aggiundendo di sua sponte una "a" galeotta (foto sotto). Il nome corretto è Edmund S.Hawley. Ma fin qui ordinaria amministrazione.



La scivolata clamorosa la troviamo nell'altro pezzo di ieri di AA, quello a pagina 29 nella sezione economia. AA a un certo punto scrive cache anzichè scrivere cash (foto sotto). Evidentemente AA aveva in mente l'appuntamento settimanale con lo svuotamento della cache del suo pc e questo chiodo fisso lo ha tratto in inganno.

Papitombolo giornalistico.



Riportiamo integralmente (titolo compreso) un post apparso sul blog Cattiva Maestra che parla del clamoroso buco di Repubblica sulla notizia della caduta del Papa la notte di Natale:


Si narra che diversi decenni or sono, quando Internet era ancora fantascienza, alcuni dei principali quotidiani italiani scatenassero battaglie all’ultimo acceleratore per battere sul tempo la concorrenza. La Stampa e Corriere della Sera, per esempio, si scontravano sul campo di battaglia della Pianura Padana dove piccoli contingenti di camioncini scorrazzavano a tutta velocità per portare i giornali nella notte e non farsi bruciare gli scoop.

I racconti di quegli anni di battaglie epiche tra via Marenco e via Solferino sono stati probabilmente mitizzati, ma è pur vero che qualcuno ci rimise anche le penne per portare i giornali in tempo e battere la concorrenza. Con il passare degli anni e l’arrivo dei nuovi mezzi di comunicazione, quel senso della corsa contro il tempo dei quotidiani si è attenuato, contribuendo alla progressiva omologazione dell’offerta giornalistica su carta stampata e di riflesso sulle edizioni online dei giornali. Le prime pagine digitali degli omnibus Corriere, Stampa, e Repubblica sono quasi sempre identiche e le tre testate si controllano a vicenda per non bucare le notizie e perdere visite. Ma naturalmente ci sono le eccezioni.

Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, Benedetto XVI è ruzzolato a terra in San Pietro a causa del blitz di una donna che desiderava avvicinare il papa più del consentito. Una notizia che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti (la vicenda è stata ripresa in diretta televisiva), ma che è stata clamorosamente bucata per ore da due dei principali giornali online italiani. Complici le feste e la desertificazione delle redazioni, Repubblica e Stampa hanno riportato la notizia del capitombolo del papa solo nelle prime ore del mattino del 25 dicembre, mentre il Corriere è riuscito a battere sul tempo la concorrenza informando i propri lettori online sull’accaduto dopo pochi minuti. Il giornale milanese ha battuto sul tempo i concorrenti e non ha nemmeno dovuto scomodare qualche camioncino pronto ad affrontare a tutta velocità la Val Padana…

Buttafuoco stuzzica Saviano su Panorama.

Pietrangelo Buttafuoco intervista Roberto Saviano su Panorama:

Però i conformisti di sinistra non le perdonerebbero una “cantata stonata”. Sono peggio di certi casalesi, loro: sono vendicativi. Pensi se solo lei dicesse: è vero, questo è il governo che più di tutti ha fatto contro la criminalità organizzata. Che cosa accadrebbe?

Lo direi, se fosse vero, e non avrei alcun problema.

La Repubblica del trash.



Lo stesso lettore anonimo che ci ha segnalato questo, adesso ci segnala questo.

Di male in peggio.

Paula Simonetti, la graphic designer strappata al nemico.



Ieri a pagina 39 all'interno de La Domenica di Repubblica c'era una bella illustrazione infografica a supporto di un articolo sull'energia fai-da-te. L'autrice del disegno (che vedete qui sopra) è la graphic designer di origini argentine Paula Simonetti.

Paula collabora da qualche mese con Repubblica (crediamo faccia parte del team di Paolo Samarelli) ed ha avuto precedenti esperienze con il quotidiano argentino Clarin dove ha vinto numerosi concorsi internazionali di graphic design. Nella biografia pubblicata sul suo sito, leggiamo che Paula ha collaborato anche con il Corriere, rapporto che crediamo si sia interrotto con il suo approdo a Repubblica.

Qui in redazione, dato che un po' di graphic design lo mastichiamo pure noi, riteniamo eccellenti i lavori di Paula e quindi vogliamo farle i nostri complimenti.

Questo ci era sfuggito anche a noi.

Andrea Selva di Val Gardena.



Ma quando gli ricapiterà ad Andrea Selva, collaboratore dal Trentino-Alto Adige, di essere il protagonista di due pagine consecutive su Repubblica?

E come ci ha suggerito il lettore Pink Panther, il calembour di giornata è: Selva di Val Gardena.

Complimenti.

Pazzo per Flaminia.

Per la serie "piccoli collaboratori crescono", segnaliamo il pezzo a pagina 4 su Repubblica di ieri a firma di Flaminia Savelli, della redazione romana di Repubblica. E' molto raro che Flaminia si affacci sulle pagine nazionali, ieri è successo. Complimenti!

Ovviamente, chi avesse notizie su Flaminia è pregato di fornircele. I feticisti scalpitano.

domenica 27 dicembre 2009

Con "I delitti del reggiseno", Repubblica.it ha toccato il fondo.



Un lettore che vuole restare anonimo ci segnala questo:

"Avevo appena finito di leggere il Venerdì dedicato alle donne quando, collegandomi al sito di Repubblica, mi casca l'occhio sulla colonnina di destra (quella Tette&Culi ndr) ed esattamente al servizio I delitti del reggiseno: le 5 cose da evitare". Che schifo...

Sopra vedete una delle immagine del suddetto servizio.

Una parodia dell'Intervista al Campionato di Gianni Mura.

Sull'onda degli Esercizi di Stile di Nonunacosasera, ci ha scritto Fabrizio De Rosa segnalandoci una sua parodia dell'intervista al Campionato che Gianni Mura fa ogni anno ad inizio stagione.

La trovate qui. Buona lettura.

"Cara Repubblica, se sei a corto di idee ecco la mia fantasia".

Lo scrive lo scrittore Massimiliano Parente in una lettera al direttore del Giornale Vittorio Feltri con la quale piglia per i fondelli il nostro beneamato quotidiano.

Ecco l'incipit della lettera:

Caro direttore,
devo confessarti: la tentazione l’ho avuta. Come sai non voto Berlusconi né dall’altra parte, sono ateo, anticlericale, eccessivamente liberale, scandalosamente biologico, ho un’idea tragica della vita e della nascita, però mi piace divertirmi, e alla fine ci ho fatto un pensierino. Totò sbottava «poi dicono che uno si butta a destra», io, né di destra né di sinistra, negli ultimi tempi ho desiderato di buttarmi su Repubblica, dalla parte del berlusconismo spinto. Perché è evidente, i veri berlusconiani sono gli antiberlusconiani sessuali, siano essi benedetti o De Benedetti, perché, come hanno narrato gli scrittori da sempre, da Goethe a Hawthorne, dalla Brontë a Proust, odio e amore spesso coincidono, e anche per Nietzsche «l’amore è quello stato in cui l’uomo vede le cose come non sono», figuriamoci l’odio.


La lettera continua qui.

(grazie ad aghost per la segnalazione)

Com'è comodo Wikipedia.

Humbug ci segnala una profonda somiglianza tra questo testo apparso su Repubblica.it e quest'altro pubblicato su Wikipedia.

Casualità?

sabato 26 dicembre 2009

Da Bologna "la dotta" ecco un altro feticista di Repubblica.



Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Ragazzi, è da un pò che vi leggo con estrema simpatia, da Bologna.
Mi chiamo Massimo, ho 55 anni (vado per i 56) ma ho lo spirito sgangherato di un 25enne.
Voi non ci crederete ma leggo Repubblica dal primissimo numero....purtroppo non ho collezionato mai nulla, ma vi prego di credermi se vi dico che dalla sua nascita mi sarò perso sì e no una ventina di numeri. Ciononostante, proprio come voi (e va da sè che è questo che mi piace di voi), sono molto (molto) critico nei confronti del MIO quotidiano. Una considerazione prima di tutto. Detto che sono molto fiscale nel fare le pulci a Repubblica, non so se siete d'accordo con me, ma il motivo primario che mi spinge a privilegiarlo fra gli altri giornali cosiddetti "indipendenti" è che DI FATTO in edicola Repubblica è il SOLO giornale (a diffusione accettabile e ragionevole) che CONTRASTA il "pensiero berlusconiano". Scusate la mia emotività, ma vi voglio confessare che, dopo mesi che vi seguo, il movente VERO che mi ha spinto a contattarvi è in realtà qualcosa che con Repubblica non c'entra. Mi riferisco al commento pubblicato sull'ultimo PANORAMA a firma Giuliano Ferrara in cui egli definisce FANTOZZIANO l'odio contro berlusconi ed aggiunge (questo è il punto) una enumerazione dei motivi per cui GLI ITALIANI HANNO IN SIMPATIA BERLUSCONI: e qui segue una serie di robe (come diciamo noi bolognesi) "che fanno cagare". Vabbè, scusate, avevo bisogno di sfogarmi. Comunque siete grandi, apprezzo soprattutto il tono ironico di vostri scritti che è irresistibilmente BRILLANTE, davvero. Condivido la vostra battaglia su Nepoti VS Aspesi e tante altre cosucce. La prossima mail vi racconto come qui a bologna viene percepita la cronaca locale di Repubblica rispetto a quella locale del Corriere da parte dell'intellighentia di sinistra e rockettara (vince il Corriere).
Ciao ragazzi!

MASSIMO

PS: qui a Bologna a stravincere in edicola è quella m**** di giornale del Resto Del Carlino, su cui potrei raccontarvene di ogni colore.


Ciao Massimo e grazie per averci scritto. Continua a seguirci e a mandarci i tuoi contributi. Aspettiamo con trepidazione il tuo commento sulla cronaca locale di Repubblica.

Nella foto Piazza Maggiore a Bologna

Il Papa cade e si trascina dietro Repubblica.it

Repubblica ha "bucato" clamorosamente lo spintone al Papa!
Alle ore 8 di ieri (Natale) Corriere e Stampa ce l'avevano già in prima pagina... auguri! :)

Aghost

Update delle ore 8,22: ci hanno messo una pezza ora, forse hanno buttato giù dal letto un redattore ancora annebbiato dalla cena di natale. No dico, coi soldi risparmiati per uno dei tanti inutili inviati, si poteva mettere qualcuno di turno la notte di natale (che stesse sveglio magari).

Stiamo parlando del sito de la Repubblica, uno dei più importanti giornali nazionali, non della Gazzetta di Lamporecchio... (semppre Aghost).

venerdì 25 dicembre 2009

Trilogia di Natale - terza e ultima parte.

Come promesso, ecco l'atteso articolo dell'inviato in Palestina Paolo Rumiz che chiude la Trilogia di Natale che Repubblica ha voluto regalare ai suoi lettori.

Buona lettura.




Dopo aver fatto il giro d’Italia in 500, attraversato le Alpi in bicicletta e risalito la dorsale dei vulcani appenninici, il direttore Ezio Mauro mi ha spedito – per queste festività natalizie – sulle orme degli antichi Magi. Da Samarcanda a Betlemme a dorso di dromedario (e pure senza sella).
In partenza, faccio mio il pensiero del grande Omar Hayyam, poeta e matematico che nacque proprio qui, nell’antica Trebisonda: “non ricordare il giorno trascorso e non perderti in lacrime sul domani che viene: sul passato e futuro non far fondamento vivi dell’oggi e non perdere al vento la vita”. Ghitahy Umar, che mi accompagna in questo lungo viaggio, mi spiega da dove abbiano origine le rivendicazioni tadjke sulla città. E mi parla anche dell’uso dell’incenso presso gli antichi popoli degli altipiani iranici. Secondo la tradizione i Magi portarono oro, incenso e mirra. La mirra è la più sconosciuta, ma avremo modo di parlarne con dovizia di particolari quando arriveremo dalle parti dell’oasi di al Qhueval, vicino alla depressione di el Bishappyya e prima delle alture del Maleun. “Tra le mie carte – inizia Ghitahy – ho rinvenuto un antico uso, noto già nel VI secolo avanti Cristo, dell’incenso a uso terapeutico. Vedi questa mappa? I cerchietti indicano dove i nomadi dell’antichità, i primi beduini, piantavano le tende. Le loro usanze sono alla base di tante di quelle contemporanee”. La circoncisione, per esempio. Non tutti sanno che l’origine di questa pratica non è legata a motivi religiosi (“questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio”, Genesi 17,10), ma igienici. In mancanza di acqua, i popoli del deserto ricorrevano alla sabbia. Ma l’organo maschile presentava qualche difficoltà. Così, si decise di ricorrere alla recisione del prepuzio.

Paolo Rumiz (alias Nonunacosaseria)


p.s.: e ora scusatemi, ma devo fermarmi perché ho un mal di culo tremendo a causa del dromedario. Forse era meglio il cammello. Chissà che Ghitahy non abbia qualche antico unguento che allevi il dolore. Vi aggiornerò quanto prima sui miei avventurosi e originali viaggi, pantofolai che non siete altro!


© RIPRODUZIONE RISERVATA

I primi due articoli della Trilogia di Natale sono opera di Franco Cordero e Stefano Bartezzaghi.

giovedì 24 dicembre 2009

Trilogia di Natale - parte seconda.

Come anticipato ieri , ecco l'articolo scritto da Stefano Bartezzaghi per la Trilogia di Natale che Repubblica ha voluto regalare ai suoi lettori.

Domani pubblicheremo il terzo e ultimo articolo della Trilogia, quello di Paolo Rumiz inviato in Palestina.

Buona lettura e buon Natale.




Peppe, poverissimo prossimo papà, porta partoriente presso perduto pagliaio (per pecore? Pure!). Post parto, pietosi pastori portano poveri presenti per piccolo, peraltro piuttosto paffuto. Portano pacchi – però parecchio più preziosi: pepite, penetranti profumi… – pure poliedrici patrizi pagani provenienti Persia (pare). Paranoico pagliardo primo pontefice, preoccupato, paonazzo, predispone pluriomicidio piccoli palestinesi portanti pène. Peppe, puerpera più piccolo partono palpitanti per Paese più pacifico.

Stefano Bartezzaghi (alias Nonunacosaseria)

p.s.: se il tautogramma vi è piaciuto, a Pasqua potrei raccontare la Resurrezione con un articolo palindromo…

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Buon Natale a tutti i lettori del blog.

Il disegno che vedete è stato realizzato dagli alunni della Scuola Pascoli di Bassano del Grappa.

Boun Natale da AA.



Come regalo di Natale AA ci ha lasciato un bel doppio refuso a pagina 30 e un divertente articolo su Babbo Natale all'interno di R2 (foto sopra).

Il refuso riguarda ancora una volta un nome proprio, quello di Kenneth Feinberg, l'uomo che per conto della Casa Bianca supervisiona i pagamenti dei dirigenti delle aziende.

AA scrive per ben due volte Kenneth Feirberg, con la erre (foto sotto).



La redazione e i collaboratori di PPR augurano ad Angelo e alla sua famiglia Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Trilogia di Natale - parte prima.

Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha deciso di regalare a tutti i lettori uno speciale inserto sul Natale composto da una trilogia di articoli sul tema firmati da Franco Cordero, Stefano Bartezzaghi e Paolo Rumiz, quest'ultimo inviato in Palestina per l'occasione.

Iniziamo con la pubblicazione del primo articolo, quello firmato da Franco Cordero.

Buona lettura.




Machiavelli lo aveva spiegato acclaratamente: “debbe per tanto uno principe non si curare della infamia di crudele, per tenere e’ sudditi sua uniti et in fede”. E anche: “è molto più sicuro essere temuto che amato, quando si abbia a mancare dell’uno de’ dua”. Erode, idumeo da parte di padre, ma nabateo in virtù materna, non v’è dubbio alcuno che tali adduzioni le avesse introiettate dieci e cinque secoli prima del fine diplomatico fiorentino. Donde la decisione, invero stigmatizzata nei secoli a venire, di procedere all’infanticidio generalizzato. Una pratica che trova ferma condanna oggi nell’articolo 575 c.p., che prevede la fattispecie di chi cagiona l’altrui morte. Ma anche nel diritto romano si contemplava il crimen in questione. Il noceo – che non escludeva il regis – derivava dalla volontarietà, in quanto distinto dall’atto d’impeto, secondo anche l’antica tradizione omerica. Il dolo sciens addirittura prevedeva la paricidas esto. Consegue la grundnorm kelseniana che, ai posteri, ci rende inflessibili nei confronti di Erode. I contemporanei, però, applicano questa lezione dell’antichità alle esigenze dell’attualità: l’interruzione volontaria della gravidanza, l’abbandono di minore, la puerpera e il de cuius. Sotto questo aspetto si registrano anche le interferenze ecclesiastiche: esse trovano alta udienza e ciò non stupisce, constatata la presenza ai vertici istituzionali italiani dello spacciatore di false illusioni, di nuove droghe (televisione, sogni irrealizzabili, meno tasse per tutti, tornaconti personali), di svincoli illiberali. B. è sicuro di poter essere legibus solutus al pari dell’idumeo nabateo. Friedrich Daniel Schleiermacher diceva che “il mondo non è senza Dio. Dio non è senza il mondo”. Oggi possiamo tranquillamente chiosare che “il mondo è senza B., il mondo deve essere senza B. B. non è, però, senza il mondo”.

Franco Cordero (alias Nonunacosaseria)

p.s.: tranquilli, l’ultima frase non l’ho capita nemmeno io. Anche il resto non è molto chiaro. Ma è che mi son finite quelle pasticchine che mi ha ordinato il geriatra. E poi tanto lo so che Peppe D’Avanzo, per non fare la figura del fesso che non ha capito nemmeno lui quel che ho scritto, mi citerà nel suo prossimo editoriale. Ormai scrivo solamente per lui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Grandi soddisfazioni.



Vittoria! ce l'abbiamo fatta: serviamo a qualcosa. E' tornata la pagina dei film!
 
Hanno fatto per gradi: prima il niente, la follia: fanno un deserto e lo chiamano R2Cult: azzerata la pagina dei film del venerdì; derisoria la sostituzione con la pagina di supposto culto del sabato; la scrivono dilettanti; compaiono errori e refusi. Poi: un primo passo:  l'"anteprima del mercoledì," per qualche settimana: una recensione, una sola, di Paolo d'Agostini o del prof. Roberto Nepoti; forse uno stile un po' troppo diluito e discorsivo (soprattutto Pd'A); ci si apre all'orrore dei cinepanettoni (ma a qualche Feticista piacciono: e sia: degli uomini son vari gli appetiti); ma già un primo passo. E infine: PPR trionfa: la pagina dei film torna; il mercoledì (foto).
 
Solo ieri l’illustre Barbapapà aveva scolpito nella pietra questo monito: "cinema: sezione da assegnare esclusivamente ai critici cinematografici Nepoti e D’Agostini cui va però dato maggior spazio". La sezione di esclusiva competenza dei critici è restaurata; hanno spazio; triumphum clamamus. (Sintassi un po’ alla Cordero.)
 
A questo punto, le palle diventano un dettaglio, buono per battute da osteria; ora peraltro autentiche rosse palle natalizie: un regalo da Repubblica a sé stessa e ai suoi Feticisti.

Caterina

A sorpresa, un bel pezzo di Marco Mathieu.



Bella sorpresa, oggi in redazione, quando sfogliando Repubblica abbiamo trovato un bel pezzo di Marco Mathieu (foto) che è andato in Catalunya per raccontarci la Cantera, il fantastico vivaio del Barcellona.

Per quanti non sapessero chi è Marco, ecco una sua breve biografia:

Marco Mathieu , giornalista, è nato a Torino 44 anni fa, ma da quasi dieci vive a Milano dove lavora come caporedattore attualità per D La Repubblica delle Donne (collaborando anche con La Repubblica, XL Repubblica Radio Tv). In precedenza è stato a lungo inviato speciale del mensile GQ e prima ancora free-lance, girando il mondo alla ricerca di storie da raccontare. In alcuni casi finora queste storie sono diventate libri (A che ora è la fine del mondo?, Lindau 1995; In viaggio con Manu Chao, Feltrinelli 2003; Il portiere di riserva, CairoEditore 2008).

mercoledì 23 dicembre 2009

Ma la volete finire di Microsfottere AA?



Non è colpa sua se oggi ha scritto Microsfot.

Piccole soddisfazioni.



E' sempre bello sapere che (forse) qualcuno di Repubblica legge questo blog.

Forse sarà un caso ma, dopo giorni di sfrucugliamento di coglioni, oggi a pagina 21 nell'articolo sulla coppia rapita in Mauritania hanno messo per ben due volte (foto) il nome della moglie di Sergio Cicala.

Barbone sarà lei.



Il Corrierone c'è cascato nuovamente: oggi a pag. 21 nel titolo del pezzo di Paola De Carolis

Nel titolo è gravissimo.

Il ruggito della Stampa.



Mario Calabresi ci ha ormai abituato a prime pagine graficamente memorabili. Tipo quella di oggi.

Speriamo per lui però che la tigre non debba fare i suoi bisogni proprio lì...

Faccia di libro sarà lei.



Su R2 Cultura di ieri, Dario Pappalardo ci propone un articolo sull’abuso degli inglesismi nella lingua italiana, e a un certo punto se ne esce con “non cercherà di…correggere FaceBook in Faccia di libro…”.

E meno male, dico io, perché ammesso che sia traducibile e che sia corretto farlo, al limite sarebbe “libro delle facce” e non “faccia di libro”, per quel poco che so di grammatica inglese.

GPP

Infranta la linea di resistenza.

Per un momento ci avevo creduto. Al fatto che Repubblica.it riuscisse a passare l’anno senza calendari nel colonnino Tette&Culi.

Ahimè mi ero illuso, infatti da qualche giorno c’è il calendario ARCI . Non è Tette&Culi, anzi è ben fatto, ma sempre calendario è, e ha infranto quella che sembrava una linea di resistenza.

Ma da oggi, torniamo al classico, con il calendario delle hostess, (ma voi ci credete che sono vere ?) della Windrose Aviation, compagnia aerea ucraina di scarse fortune come recita la didascalia (debitamente refusata).

Cacchio, mancavano solo 8 giorni al fine anno, c’era proprio bisogno di rompere la diga? E poi, diciamola tutta, se proprio tette e culi devono essere, che siano professionalmente a regola d’arte, prendete esempio da La Stampa e Corriere: in queste cose, lì ci sono dei veri esperti.

GPP

Silvia Bizio in Aquaro.

Nel pezzo di ieri su Robert De Niro firmato da Silvia Bizio, ci sono diversi refusi. Alcuni clamorosi Per prima cosa il nome del protagonista di Taxi Driver, che è Travis Bickle, e la Bizio lo storpia in Travis Trickle. Poi (veniale) il titolo corretto di un film citato è "American Gangster" e non "America Gangsters". Nel colonnino poi (ma qui c'entra il titolista) il sindacato dei camionisti diventa "Brotherhood of Teasters" anzichè Teamsters.

Mi sorge un dubbio: che l'abbia scritto Aquaro, facendolo solo firmare alla Bizio?

GPP

Nella poltiglia fino alle caviglie.



Ogni tanto tra le pagine di Repubblica spunta il nome di Fabrizio Ravelli, pioniere della redazione milanese. Fabrizio viene assoldato ogniqualvolta c'è da raccontare un'emergenza, un disagio, un caos. In sostanza: dove c'è emergenza, c'è Ravelli, parafrasando un vecchio slogan della Barilla del mio amico Gavino Sanna.

Quindi chi meglio di lui ci poteva raccontare il panico dei milanesi (e di chi li governa) per la prima nevicata dell'anno.

Ve ne proponiamo un passo eloquente. Leggendolo vi sembrerà di essere lì, a Milano, nella poltiglia fino alle caviglie:

"È così: se non ci fossero le auto, Milano sarebbe un paradiso. Se n' è accorta anche l' amministrazione comunale. In una città dove la lobby dell' auto comanda da decenni, è una bella svolta. Ma bisogna capirlo, De Corato: nel gennaio scorso, per l' ultima nevicata importante, il Comune aveva incassato una storica figura di palta, come si dice qui. Mancava il sale, non c' erano gli spalatori, eccetera. E alle tre del pomeriggio, quando i primi annunciatissimi fiocchi cominciano a cadere, la macchina comunale anti-neve è pronta a scattare. Tutto previsto: 210 mezzi per la salatura meccanica, 300 per la salatura manuale, 3 mila spalatori in lista (il 70 per cento italiani, si fa notare), 150 volontari della Protezione civile. L' accorato appello a lasciare a casa le auto è stato lanciato per tempo. Ma quelli, gli automobilisti, niente da fare. Un po' perché al mattino neve ancora non ce n'è, un po' perché chi s'è comprato il Suv o la 4x4 si vuole togliere qualche soddisfazione, e molto perché venire a Milano dall' hinterland coi mezzi pubblici è una sofferenza."

La foto è tratta da repubblica.it

Barbone sarà lei.



Con questo freddo polare, qui si viaggia al ritmo di una segnalazione al giorno.

Oggi è il turno del Corriere della Sera, dorso milanese.

L'Epapifania.

Siete obbligati a leggere questo post. Non ve ne pentirete.

(da un assist di Frank57)

La rapita sparita.

Oggi su Repubblica, nessuna notizia di Philomene Kabouree e di suo marito, un uomo di 66 anni di origini italiane.

Update: se ne parla sul dorso siciliano di Repubblica:

(Grazie a Gpp per la soffiata)

Cinepanettonedinteresseculturale.

Mentre noi siamo qui a discutere di uvette e canditi, c’è una notizia che merita una pausa di riflessione:

La Commissione cinema del ministero dei Beni culturali (quello del poeta Bondi, sì) ha riconosciuto l’interesse culturale del film “Natale a Beverly Hills” di Neri Parenti. Ripeto: interesse culturale.

(da gerypalazzotto.it)

Calore.



Dal blog di Maurizio Crosetti.

Per aggiungere bianco a bianco, scavando però nel gelo di questi giorni e forse dei prossimi una nicchia di calore, suggerisco Nebbia, antologia proposta da Einaudi: poesie, pagine, brani, riflessioni sul tema appunto della nebbia, reale o simbolica, fisica o metafisica. E poi ci sono le meravigliose fotografie di Luigi Ghirri, c’è quel cancello aperto sulla campagna e quell’ovatta attorno alle persone. E’ come rifugiarsi dentro un piumone di parole. Buon Natale, ovunque e comunque.