mercoledì 31 dicembre 2008

Il cavallo blu di Placido.



Questo post potrebbe intitolarsi anche “elogio del motore e di internet”
perché è un ringraziamento a chi ha inventato i motori di ricerca e a
chi ha deciso di implementarne uno - interno - sul sito di Repubblica,
oltre che un omaggio alla Rete che tutto avviluppa. Da tempo mi frullava
nella testa un aneddoto che ricordavo di aver letto tanti anni fa in un
pezzo di Beniamino Placido (ho già confessato di sentire, profondamente,
la sua assenza dalle pagine del nostro giornale). Ho provato diverse
volte a cercarlo tra i faldoni di ritagli, ma inutilmente. So di averlo
conservato, come tutti i suoi pezzi, ma il recupero richiederebbe
giorni. O pochi minuti con il motore di ricerca interno del sito di
Repubblica. Ho avuto solo qualche problema perché mi ricordavo il colore
sbagliato. I cavalli dell’aneddoto raccontato da Placido non erano
infatti verdi, bensì blu. Spero che siate sufficientemente curiosi da
andarvi a cercare l’articolo (intanto mi autocomplimento – sorry – per
il fatto di ricordarmi di un pezzo pubblicato quindici anni fa: è segno
di una profonda passione per il buon giornalismo). E poi c’è internet.
Sfogliando un’agendina di molti anni fa, come spesso accade alla fine di
ogni anno, mi sono imbattuto in un trafiletto di una manciata di righe
con una citazione che mi era sembrata allora (e ancora mi sembra oggi)
molto azzeccata. Eccola: “Per di più io studiavo filosofia e lettere
antiche, materie considerate divinamente inutili, anche se sarebbe il
caso di rileggere la lezione di Abraham Flexner sull’Utilità della
conoscenza inutile”. Non mi pareva appartenere a un pezzo di Repubblica,
così ho cercato su Google che mi ha restituito la fonte corretta: era un
articolo di Ralph Dahrendorf, apparso su Repubblica del 10 giugno 2000.
Adoro la conoscenza considerata inutile.

Saul Stucchi

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