venerdì 18 gennaio 2008

Alla Sapienza il papa non c'era. Però c'era la dolce Concita.

Niente papa Ratzinger alla Sapienza.

Però c'era lei.

Con un pezzo dei suoi.

Eccolo:

Studenti spaesati e politici affranti e Ratzinger vince la sfida mediatica.
di CONCITA DE GREGORIO

Un pasticcio. Una "montatura mediatica" dicono con singolare unanimità il Rettore, i collettivi di sinistra che premono fuori dai cancelli, gli studenti di Cielle ammessi a manifestare imbavagliati in aula magna.
Ma la stessa cosa dicono anche i docenti del Senato accademico e i poliziotti riuniti a migliaia nei piazzali deserti. Un carabiniere si accende una sigaretta: «Noi qui che ci stiamo a fare?», domanda a un collega che in risposta alza le spalle. Una studentessa venuta per far lezione si guarda attorno smarrita: «Ma sapete perché c´è tutta questa polizia?».
Una gigantesca grancassa mediatica, «il Papa poteva tranquillamente venire non ci sarebbe stato nessun problema di ordine pubblico», dice ora il Rettore Renato Guarini confermando le parole del ministro Amato - «nessun problema di sicurezza» - e difendendo la sua scelta che anzi ribadisce: «Inviteremo il Santo padre di nuovo». Una giornalista tv americana intervista un docente bardato di ermellino: dunque la lettera del 67 professori "dissidenti" non era indirizzata al Papa ma al Rettore ed è di novembre? «Esatto». Perciò la decisione vaticana di rinunciare all´invito si basa sull´enfasi che i giornali hanno dato alle contestazioni? «Esatto». Marta Fattori, preside della facoltà di Filosofia, aggiunge che «non è stato un tocco di classe quello di diffondere alla stampa il discorso del Papa un giorno prima, così che noi l´abbiamo trovato sui giornali stamattina».
Ancora una volta: prima i giornali e le tv. La notizia che il cardinale Ruini invita tutti i fedeli a manifestare solidarietà al Santo Padre domenica prossima in Piazza San Pietro arriva mentre il sindaco Veltroni prima e il ministro Mussi poi leggono i loro discorsi riscritti da capo la sera prima: discorsi in difesa della libertà di parola del Papa pronunciati, chiarisce Mussi se ce ne fosse bisogno, «da me che non sono un credente e non appartengo alla Chiesa». Entrambi durissimi contro chi alimenta intolleranza, contro i manifestanti. I quali ultimi, fuori dai cancelli, espongono uno striscione che dice «intollerante è chi non accetta il dissenso» e spiegano alle tv, ancora le tv, per bocca di Sonia, 24 anni, Scienze politiche: «E´ tutto un gigantesco equivoco. Noi non abbiamo chiesto che il Papa non venisse. Abbiamo chiesto invece di essere ammessi a manifestare la nostra opinione. Noi siamo stati censurati e chiusi fuori, non lui. Lui poteva benissimo venire, fare il suo discorso, accettare che ci fosse chi non lo gradiva e farsi applaudire dagli altri. E´ stato lui a decidere di non farlo: un´operazione politica che costringe le istituzioni di sinistra a solidarizzare con la Chiesa, che demonizza la spaccatura fra cattolici e laici e che si risolverà nella manifestazione pro Ratzinger indetta da Ruini per domenica».
La Sapienza è deserta. Le strade attorno sono chiuse al traffico. Decine di camionette impediscono l´accesso. I manifestanti sono trecento, le forze dell´ordine tremila anche più. Poco prima dell´inizio della cerimonia Francesco Caruso deputato no global di Rifondazione, entra dal Rettore a chiedergli di far passare i contestatori riuniti fuori attorno a uno striscione che dice «Via i padroni i preti e i baroni dall´università». Più che col Papa ce l´hanno con Guarini, come chiariranno tra breve i loro cori. «Guarini come Mastella», urlano. Il Rettore, come è noto, è al centro di un´inchiesta denominata "Parentopoli" nata dall´assegnazione di tre incarichi di ricercatore alle sue due figlie e ad uno dei suoi generi. «Ha invitato il Papa per rifarsi l´immagine», urla al megafono un contestatore, da lontano il trotzkista Ferrando, non proprio un ragazzino, annuisce. Guarini congeda Caruso dicendogli che permettere l´ingresso ai manifestanti «non è sua competenza».
Vengono invece fatti entrare in Aula magna, in tribuna, una cinquantina di studenti di area cattolica vicini a Comunione e Liberazione. Ce n´è uno anche in platea, in terza fila. Stanno in piedi, imbavagliati con bende, ascoltano senza applaudire i discorsi di Veltroni e di Mussi, battono le mani solo quando il rappresentante degli studenti autorizzato a parlare, seduto in giacca e cravatta al fianco del sindaco, dice che «quel che succede oggi si deve alla campagna di disinformazione di autorevoli organi di stampa». Alla fine applaudono molto a lungo il testo del Papa, letto per intero. Subito fuori dall´aula magna manifestano i collettivi di destra, anche questi ammessi dentro il perimetro dell´Università.
In sala molti posti sono vuoti. La hostess sulla porta ha una lunghissima lista di invitati che si apre col primo degli assenti: Giulio Andreotti e signora. Vuote le sedie degli ambasciatori. Le autorità più alte in grado, nelle prime file, sono Nando Dalla Chiesa e l´assessore regionale Silvia Costa. L´ospite più illustre Cesare Romiti. Il discorso di Guarini è un lungo elenco dei suoi meriti. Quello di Veltroni un´appassionata perorazione di libertà di parola in favore di colui che la settimana scorsa gli ha rimproverato «il degrado di Roma»: non un accenno alle critiche di Ratzinger alla gestione della città, molte citazioni invece (Calamandrei, un omicida condannato a morte nel Texas, il Dalai Lama e Renzo Piano) «contro l´incultura della paura» perché in assenza di dialogo il destino è «una crisi irreversibile del sistema democratico». Mussi esordisce con «non capisco, non capisco», due volte, perché il Papa non sia qui: parla di Galileo, dice che «aveva ragione lui» ed è appunto questa la ragione suprema per consentire sempre libera circolazione delle idee. E´ la tesi dell´editoriale del Wall Street Journal: un´involontaria ironia comportarsi col Papa come a suo tempo la Chiesa fece con Galileo. Le agenzie di stampa già diffondono le adesioni alla manifestazione convocata da Ruini. Ai microfoni del Tg1 il rettore dice «bisogna intendersi su cosa sono i rischi. Qui a mio avviso per il Papa non ce n´erano. E´ stato giusto invitarlo e poi il Papa è un pastore. Il Papa è un pastore, lo scrive anche Ratzinger nel testo rilegato sotto lo stemma della Santa sede». Per strada, sotto la pioggia, gli ultimi manifestanti arrotolano un lenzuolo: «L´Università non è la vostra vetrina». All´una non c´è più nessuno.

© Copyright Repubblica, 18 gennaio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro feticista di Repubblica, tu hai la fortuna di abitare a Milano e lì non arriva la Cronaca di Roma. Che ti assicuro è la peggiore. Illeggibile, un aborto. Problemi della città nessuno, cronaca nera zero (come nel fascismo). Per quanto riguarda la mancata visita del Papa alla Sapienza, Roma era blindata ma nè Giuseppe Cerasa nè chi sta sopra di lui sembravano essersene accorti...chiedere a Veltroni che senso aveva blindare a quel modo l'Università sottraendo le forze dell'ordine ad altre mansioni era troppo? Forse Repubblica sta perdendo faccia e coraggio negli ultimi tempi...nella cronaca di Roma soprattutto. Che delusione per una lettrice che anche per le notizie locali sceglieva (e preferiva) Repubblica.