venerdì 21 dicembre 2007

Andrea Marcenaro a proposito del nuovo libro di Scalfari.



Questa sì che è censura. Sta per uscire il nuovo libro di Eugenio Scalfari e il direttore mi ha tappato la bocca già ora. Non potrò scriverne, farà lui una recensione dottissima, pallosissima e prevedo vagamente untuosa. Gliel’ha promesso. Allora scrivo adesso. Vi chiederete tutti, sarà un libro su Spinoza? Non sarà su Spinoza? Piglierà di carambola Spinoza? No, non sarà un libro su Spinoza. Cioè, in qualche modo su Spinoza sarà, nel senso che parlerà di Dio, il quale anche di Spinoza è il Diretto Superiore, ma non sarà quel che si chiama un libro incentrato su Spinoza. Questo no. Oplà, vi richiederete tutti, perché mai non avrà scritto un libro su Spinoza? Non lo so. Non dovete rompere i coglioni a me. Io qui collaboro.

Quattro cose m’ha detto il direttore che posso farfugliare. Uno, che Elias Canetti celiava: “Faccio le recensioni prima di aver letto il libro, così quando lo leggo so già cosa ne penso”. Due, escludiamo che Scalfari possa aver messo Spinoza nel cono d’ombra. Tre, sarà comunque il più intenso tra i libri che non abbiamo letto. Quattro, che Spinoza avvertiva: “Quanto più conosciamo le cose singolari, tanto più conosciamo Dio”. E non si può negare che Ciarrapico fosse abbastanza singolare.

Andrea Marcenaro per “Il Foglio”

Fonte: Dagospia

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