lunedì 17 settembre 2007

Il redattore di Repubblica affamato di capoversi.


I capoversi in una colonna di giornale servono a spezzare la pesantezza
della calata di piombo e a volte anche ad allungare un pezzo troppo
corto quel tanto da permettere al sistema editoriale di compensare e
arrivare alla fine. Ma i capoversi in teoria andrebbero messi con
qualche criterio, piazzandoli magari alla fine di un pensiero o di una
considerazione. E non, come spesso fanno i redattori di Repubblica,
ogni tot righe senza controllare cosa ci sia dentro.
Il capolavoro di questa pratica lo troviamo oggi nelle pagine di
Cultura, nel bel mezzo dell'articolessa di Alberto Arbasino. A un certo
punto viene citato Franco Maria Ricci, solo che Arbasino si limita a
scrivere Franco M. Ricci. E cosa succede? Il redattore affamato di
capoversi vede il puntino dopo la M e, convinto che la frase sia
finita, vi si lancia sopra come un falco, andando implacabilmente a
capo. E il risultato è:

bla bla bla bla bla bla bla bla di Franco M.
Ricci. E poi bla bla bla bla bla bla bla bla bla e ancora bla.
Bello, no?

(Si ringrazia per la collaborazione Fabio P. di Bergamo)

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